Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Ucraina è sull’orlo della guerra civile, ieri ci sono stati molti morti (forse addirittura cento), i manifestanti hanno fatto prigionieri 67 agenti, la polizia ha a sua volta ricevuto l’ordine di sparare sui manifestanti e, nello stesso tempo, il governo ha accusato gli insorti di aver piazzato un cecchino sul tetto del Conservatorio, che si affaccia sulla piazza Maidan. Però alcune foto, alcune riprese video e gli articoli del Kyiv Post mostrano cumuli di cadaveri nella zona degli alberghi, dieci sono stati sistemati nella hall dell’hotel Ukraina, in viale Khreshatik, altri 15 nell’albergo Kozatski. E sono corpi di insorti. La polizia della Transcarpazia è passata dalla parte dei manifestanti. La Crimea, dove la maggior parte della popolazione è filorussa, ha annunciato invece che si staccherà dall’Ucraina in caso di vittoria dei ribelli. Uno dei leader dell’opposizione, il pugile Vitali Klitschko, chiede che si anticipino le elezioni. Intanto sono arrivati a Kiev i mediatori europei, cioè i ministri degli Esteri tedesco, polacco e francese. Una riunione di cinque ore col presidente Yanukovich che non è piaciuta ai russi. Il primo ministro Medvedev, assicurando che il prestito concesso all’Ucraina e lo sconto sulle forniture di gas non saranno messi in discussione, ha auspicato «autorità legittime» a Kiev, «non governi zerbini, su cui chiunque possa pulirsi i piedi». Giudizio con cui Mosca bollerebbe, evidentemente, qualunque governo filo occidentale. Il nostro ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha annunciato da Bruxelles che l’Unione Europea ha deciso di procedere con l’adozione del blocco della concessione dei visti e il congelamento dei beni «di coloro che hanno commesso violenze». Poi ha aggiunto: «L’Europa deve agire in modo molto deciso, ma anche graduale in Ucraina, perché ho l’impressione che la crisi sarà ancora piuttosto lunga». C’è stato anche un intervento della Casa Bianca: Yanukovich deve ritirare immediatamente le sue forze di sicurezza e rispettare il diritto a una pacifica protesta. Gli Stati Uniti «sono indignati dalle immagini delle forze di sicurezza ucraine che usano armi automatiche contro il loro stesso popolo» ha affermato Jay Carney, portavoce del presidente, concludendo: «L’uso della forza non risolverà la crisi».
• Le cui ragioni sarà forse bene ricordare.
Era in corso una trattativa tra Kiev e l’Unione Europea che doveva concludersi con una «associazione» tra Ucraina ed Europa, primo passo per l’integrazione completa di quel Paese. Ma è intervenuto Putin, e ha offerto a Yanukovich un prestito di 15 miliardi di dollari e gas a 280 dollari per mille metri cubi, un prezzo più basso di 150-180 dollari rispetto a quello che pagano gli altri paesi europei. Yanukovich ha firmato subito, mandandoci a quel paese.
• Quanto risparmia Kiev con questo accordo?
Almeno due miliardi di dollari l’anno.
• L’Europa come ha reagito?
La firma ha scatenato l’elemento non-russo ucraino e riacceso rancori antichi, che risalgono fino alla I guerra mondiale. Quel posto è un viluppo di problemi, i polacchi - che sono diventati molto più ricchi degli ucraini - vorrebbero prendersi la Galizia, gli europei e gli americani spingono per inglobare nell’area Nato anche l’Ucraina, dopo aver attirato Lituania, Estonia e Lettonia. Putin resiste e tira dalla sua un paese che è russo per il 40% e che ha in ogni caso antiche tradizioni di colleganza con Mosca, specie per quanto riguarda la sicurezza.
• Chi sono i buoni e chi sono i cattivi?
Non ci sono né buoni né cattivi, ognuno fa il suo interesse. Certo gli occidentali, mettendo in tentazione Yanukovich, sono andati a istigare un bel nido di serpi. Non si illuda che la Tymoshenko, quella con la treccia bionda che adesso sta in galera, appartenga alla schiera dei buoni. Aveva accettato da Putin un contratto di fornitura del gas a un prezzo doppio rispetto a quello di mercato.
• La questione Ucraina è un momento dello scontro più vasto in corso tra Oriente e Occidente, per esempio in Siria?
Di sicuro, sì. Putin, con la Cina, appoggia Assad, gli Stati Uniti sarebbero in teoria (solo in teoria) dalla parte dei ribelli. E però bisogna ammettere anche che i russi, a parte l’episodio della Georgia, non sono impegnati su nessun fronte da almeno vent’anni. Mentre gli americani, la Nato, l’Onu, con la scusa di metter pace, non fanno che andare in giro a sparare sul prossimo.
(leggi)