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Corsivi e commenti
Confusi
Corriere della Sera
Ci siamo persi qualcosa per strada. Sembrava che l’Inter avesse trovato correttezza, ordine, volontà di risultati. Non è così. Può capitare di perdere su rigore, ma non di lasciar andare la partita con tanta leggerezza e inconsistenza tecnica. L’Inter non si è mai vista, non ha mai tirato seriamente in porta. Niente Lautaro, niente Politano, nessuno dei nuovi ha messo la faccia per salvare la vecchia squadra. Se questa doveva essere la risposta alla Juve, al Napoli, alla Roma, è naufragata leggera al largo di uno scoglio. È sembrata confusa anche la prima idea di Spalletti, fuori Perisic, dentro Politano, due centrocampisti più Lautaro a sorreggere il gioco di attacco. Ma Lautaro non sorregge, fa parte dell’attacco. Chi semmai sorregge lui e Icardi? Il sorriso finale è che sembra esistere la stessa confusione della peggiore Inter dell’anno scorso. Spalletti dovrà passare adesso giornate e giornate a trovare quello che aveva già trovato, quello che lui stesso aveva definito una squadra pronta per qualunque avversario. Non è così. Non sono bastati gli individui, che pure sono tanti ed hanno talento, manca ancora completamente la squadra. Spalletti ha stupito a Sassuolo, ma a stupire è stato soprattutto il tasso tecnico dell’Inter, quasi invisibile, male organizzato, senza un leader che ne rammendasse i vuoti. L’esatta rappresentazione della televisione che ne rimandava le immagini, la buona volontà era solo dalla parte di chi guardava. Sul campo c’era una squadra mai immaginata e una tv che ha avuto oltre venti interruzioni solo nel secondo tempo. Impossibile giudicare i singoli, meno ancora capire le prospettive. Si torna agli assist dell’anno scorso, un’età senza tradizione: l’Inter non è pazza, inerme, non plasmata. I dubbi dell’estate sono diventati realtà non ammissibili, non giustificabili. Molto meglio la Roma che a Torino ha vinto alla fine ma cambiando almeno tre volte la sua partita fino ad arrivare al giovane Kluivert e alla prodezza di Dzeko. Si pensava che l’Inter fosse così, amara e innamorata, capace di tutto. Ma è stata solo grigia.
Mario Sconcerti
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Trogloditi
Corriere della Sera
Diciamoci la verità: ma chi ci vuole andare, in Curva Nord all’Olimpico quando gioca la Lazio, nelle prime dieci file che il Direttivo Diabolik Pluto (sigla finora sconosciuta a polizia e carabinieri ma la scarsa fama del collettivo biancoceleste non ha impedito alla procura di Roma di alzare le antenne) considera «una linea trincerata» all’interno di «un luogo sacro» con un «codice non scritto da rispettare»? La Lazio, contraria a ogni forma di discriminazione nell’era sensibilissima del #metoo, prende le distanze. La relazione sul volantino girato all’Olimpico prima di Lazio-Napoli per invitare «Donne, Mogli e Fidanzate (con la maiuscola, ndr) a posizionarsi dalla decima fila in poi» è sulla strada della scrivania del pool che si occupa di reati da stadio e a sfondo razzista. Le tifose (e anche i tifosi, quelli veri) s’indignano sui social. Sarebbe meraviglioso che meditassero vendetta: niente pasti in tavola e panni puliti e stirati, a casa, per i trogloditi del Direttivo Pluto. Le Donne stanno dieci file indietro.
Gaia Piccardi
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Aperitivo
la Repubblica
Narra la leggenda che Luka Modric ieri sera abbia guardato l’Inter in tivù e che si sia destato di colpo, come quando ci si sveglia da un incubo, sudato tipo Spalletti contro il Sassuolo. Anche se non aveva mangiato pesante, Modric aveva sognato di lasciare il Real Madrid, la finale mondiale e le sue svariate Champions League per giocare nell’Inter. Ma per sua fortuna non era vero niente.
Non si può dire che i nerazzurri manchino di coerenza e identità: sono sempre loro, ancora così. Il Sassuolo li ha surclassati correndo a doppia velocità e mandando il pallone nei posti giusti. È servito del tempo per capire che l’Inter non appariva così lenta, con i fotogrammi separati se non bloccati non per colpa del pietoso collegamento tivù (se questo è il futuro, ridateci il trasformatore a valvole in bianco e nero e Nicolò Carosio) ma perché era proprio così di suo, paralizzata nei centri nervosi. Una pena, davvero, altro che l’anti-Juve. Poi, certo, i giocatori forti non mancano e questo brutto incubo finirà, però sorprende che tutto cambi perché nulla cambi. Tomasi di Lampedusa tifava nerazzurro (Modric no).
Anche se siamo ancora nella stagione del gioco aperitivo, e in effetti la tempertura tra sabato e ieri era più da mojito che da campionato, qualcosa già si intravede. Le squadre sono una mescola non troppo bilanciata di vecchio e nuovo, però si deve capire se Inter, Napoli e Roma appartengano allo stesso sistema solare della Juventus, intorpidita come un leone in fase digestiva, pigra e compiaciuta, anche un po’ distratta a Verona. Ma piena di giocatori, pure troppo, in eccesso di fantasia ma poi, un istante dopo, in sviluppo di potenza, quasi un ammasso nell’area avversaria. E con quel tizio di altra specie animale, Cristiano Ronaldo, il gorilla albino della Serie A: farà sempre la differenza, specialmente quando sembrerà non farla, come contro il Chievo.
Del Napoli non si comprende lo scetticismo estivo che lo circonda, quasi un tormentone ormai, come se Sarri si fosse portato a Londra non solo Jorginho ma tutti gli altri, e i 91 punti, e come se Ancelotti fosse un debuttante stolto. Infine, come se Milik non potesse essere finalmente l’espressione del magnifico centravanti che è, e che soltanto la malasorte ha impedito di vedere finora. La prima vittoria all’Olimpico ribadisce che la qualità dei giocatori è sempre un valore assoluto, e che equilibrarla meglio può solo giovare. Per noi il Napoli resta la seconda forza del campionato, a patto che il presidente mandi in ferie la lingua almeno un paio di settimane al mese: è De Laurentiis il possibile destabilizzatore della baracca, ma è anche colui che caccia il grano.
Molto interessante la Roma. Ha preso un fenomeno, il figlio di Kluivert, di cui tra un paio d’anni si dirà non che lui è il figlio ma che quell’altro è il padre. Scommettiamo? La sua partita contro il Toro è stata solo un pugno di riso, ma ha mostrato un talento purissimo: l’azione del gol, con scatto più doppiopasso e cross pareva clonata dalla costola di un Ronaldo giovane, a cui l’olandese somiglia nella rapidità del gesto tecnico in corsa. E poi quella meraviglia del gol di Dzeko, Van Dzeko, l’unico attaccante al mondo che per eleganza, coordinazione e naturalezza nell’attimo del gol possa essere accostato a Marco Van Basten senza suscitare un Concilio di Trento del calcio. Perché non è eresia che proprio Dzeko possa un giorno, forse neppure così lontano, condurre la Roma allo scudetto. L’abbondanza dei giocatori e delle alternative, non sempre un dogma assoluto ma comunque una gran risorsa, ha un solo limite, il portiere. Sacrificato per rendere possibile questa strana, intrigante scommessa.
Maurizio Crosetti
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Propaganda
il Giornale
Una città turistica vive di propaganda; e mai di Sutri si è parlato tanto come in questi mesi, con curiosità e attenzione. Il bilancio ci è stato trasferito senza un euro. Ora cittadini infedeli, come Elisabetta Fardin e Serena Bernabei, polemizzano su dettagli come l’adesione al «plastic free challenge», fingendo di ignorare che il Comune di Sutri è stato ospite del comune di Deruta per ordinare 400 fioriere di terracotta, che presto arriveranno. Come sarà realizzata la nuova illuminazione, e intitolate strade a Pasolini, Croce, Sciascia, Bufalino, Primo Levi, Ariosto, Pavese e altri grandi italiani. Delira la Sacchi dicendo che: «Sgarbi si diletta in pranzi, cene, colazioni, selfie, sorrisi, passerelle, mostre, promesse»; ignorando che io ho ottenuto la disponibilità di palazzo Doebbing, sede vescovile, per attività che hanno, grazie a me, il finanziamento di 50mila euro dalla fondazione «Terzo pilastro». Altri 100mila euro sono stanziati per il Mitreo. Secondo i malpensanti: «Qui tutto tace, tutto è fermo». In verità, nulla tace e nulla è fermo. Dal 12 settembre la città sarà animata da «voci a Sutri», con ospiti d’eccezione da Luca Doninelli a Moni Ovadia, passando per Pietrangelo Buttafuoco. Sutri sarà un’agorà. E il 14 settembre arriveranno, in palazzo Doebbing, il capolavoro di Pellizza da Volpedo «Idillio verde», e una serie di dipinti sul tema «la bellezza di Dio», introdotti da un concerto dell’Orchestra sinfonica della Fondazione Roma. Basta?
Vittorio Sgarbi
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