Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Corte d’Appello di Milano ha interdetto Berlusconi dai pubblici uffici per due anni.
• Quindi tutta la discussione al Senato per farlo decadere risulta inutile...
No, perché la sentenza non è ancora operativa. Ci sarà il ricorso in Cassazione, e solo se e quando la Cassazione confermerà questi due anni, Berlusconi si potrà considerare davvero interdetto.
• Sa che forse non sto capendo niente? Questi perché lo interdicono?
È ancora un pezzo della sentenza per il processo Mediaset, cominciato nel 2003 e concluso a metà con la sentenza della Cassazione dello scorso 1° agosto. Berlusconi è accusato di aver creato all’estero una serie di società fittizie che compravano e vendevano i diritti delle serie o dei film televisivi americani: a ogni passaggio il prezzo aumentava, ma erano incrementi fittizi, perché le società fittizie erano in realtà di Mediaset e servivano solo a trasferire all’estero somme piuttosto ingenti e a scaricare costi in Italia con forti benefici fiscali. Questo almeno dice l’accusa, a cui il tribunale ha dato ragione sia in primo grado sia in Appello sia in Cassazione. La Cassazione, la cui pronuncia è indiscutibile (ma il Cavaliere ha già presentato ricorso alla corte del Lussemburgo), ha confermato i quattro anni della condanna, ridotti a uno per via dell’indulto. Ma ha giudicato fuori dalle regole l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, stabilita in primo grado e in Appello. Ha chiesto dunque una nuova pronuncia della Corte d’Appello, stabilendo che gli anni di interdizione dai pubblici uffici avrebbero potuto essere come minimo uno e come massimo tre. L’Appello ha deciso per due, e questa è la sentenza di ieri. Appellabile ancora, tuttavia, in Cassazione. Quindi Berlusconi non è ancora interdetto, è ancora in gioco.
• E il Senato?
È tutta un’altra faccenda. Cioè, è sempre una conseguenza della condanna del 1° agosto, però qui non si tratta più di interdizione, ma di decadenza. Essendo stato condannato in via definitiva a quattro anni (su questo versante i tre anni indultati non contano), Berlusconi non ha più diritto al seggio di Palazzo Madama. Così stabilisce la legge Severino. E per sei anni, quando l’aula del Senato avrà dato parere favorevole, il Cav. non potrà ricandidarsi. Ma anche quest’altra faccenda è ancora in bilico: il centrodestra sostiene che applicare la Severino a Berlusconi significa farla funzionare retroattivamente, perché i reati di cui il Cavaliere è accusato sono stati commessi prima dell’approvazione di quella legge. Dall’altra parte si controbatte che la retroattività non riguarda il reato, ma la sentenza, e la pronuncia della Cassazione è successiva all’approvazione della legge. Per ora, vince questa seconda tesi e la Giunta per le elezioni di Palazzo Madama ha chiesto con un voto a larga maggioranza che l’aula del Senato espella Berlusconi. Adesso la pratica è ancora ferma in Giunta, perché si tratta di decidere se il voto dei senatori dovrà essere palese (come vuole il Pd) o segreto (come chiede il Pdl). Nel segreto dell’urna si spera in un colpo di scena, magari ad opera dei grillini, che per aumentare il caos potrebbero votare contro la decadenza. Insomma è un altro di quei pasticci davanti ai quali non so quando la gente si diverta.
• Reazioni a questa sentenza?
Quelle che può immaginare. Il Pd ha ribadito che le pronunce dei tribunali non si discutono, ma si applicano. I berlusconiani, sia di parte falchi che di parte colombe, giurano che ai milioni di italiani che lo hanno votato nessuno potrà togliere il loro leader. E viceversa. Sono reazioni stanche, se lo vuole sapere, perché questa commedia va avanti con le stesse battute da troppo tempo. Berlusconi, saggiamente, fino a questo momento non ha detto una parola.
• Che cosa si propone Berlusconi con questa lotta accanita per ottenere rinvii su tutta la linea? Il suo destino mi pare segnato.
La sentenza della Cassazione sui due anni di interdizione potrebbe arrivare anche tra otto-dieci mesi. Il voto del Senato potrebbe slittare grazie a qualche marchingegno procedurale. A marzo, Berlusconi potrebbe ancora essere candidabile, nelle more delle due procedure. Allora sarebbe conveniente far cadere il governo, diciamo, prima della fine dell’anno, e andare al voto a febbraio-marzo. Berlusconi potrebbe candidarsi a premier. Se gli riuscisse di candidarsi a premier e vincere le elezioni, potrebbe varare al volo qualche legge capace di neutralizzare gli effetti della sentenza del 1° agosto. Avrebbe comunque la maggioranza, sia da una parte che dall’altra. Eccetera eccetera. Sono sogni, ma Berlusconi, da tre mesi una belva in gabbia, un giorno sì e uno no ci crede.
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