Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Diamo al caso del ministro De Girolamo, che ha risposto ieri alla Camera alle accuse che la riguardano, il sigillo “stanchezza”. La Camera era mezza vuota, sui banchi del governo c’erano solo Alfano e Quagliariello, Letta se ne è rimasto a Palazzo Chigi, ha fatto triztezza persino il cartello agitato all’inizio da Franco Bordo di Sel: «Agricoltura? No, grazie, mi occupo di bar e Asl». In un primo momento era parso che colpendo la De Girolamo Renzi avrebbe più facilmente precipitato una crisi di governo. Adesso, dopo le dichiarazioni di ieri dei tre partitini che sorreggono Letta e il duro giudizio di Renzi dell’altro ieri, sembra che la crisi arriverà per altre vie, abbastanza devastanti da rendere impossibile una ricucitura. Andremmo a votare, se stiamo azzeccando il pronostico, col sistema in vigore adesso, cioè proporzionale puro con sbarramento del 4% nazionale alla Camera e dell’8% regionale al Senato.
• Non divaghiamo troppo, per favore, e stiamo al caso De Girolamo.
Il caso De Girolamo nasce da un gesto abietto di un suo interlocutore, di nome Felice Pisapia. Costui - già direttore amministrativo della Asl locale - andò a un incontro col futuro ministro nella casa del padre di lei a San Nicola Manfredi (provincia di Benevento) con un registratore in tasca. De Girolamo non lo sapeva, parlò in libertà, disse parolacce, e in qualche modo, se si sta a quello che ha pubblicato il quotidiano "Il Fatto", è implicata in tre faccende poco chiare: avrebbe brigato per far ottenere a un suo zio la gestione del bar dell’ospedale Sacro Cuore-Fatebenefratelli, alla fine riuscendoci; sarebbe intervenuta perché il servizio d’emergenza del 118 fosse affidato a una ditta della sua area politica a discapito di una ditta che faceva riferimento all’area politica avversaria di Clemente Mastella (il servizio vale 12 milioni in tre anni); avrebbe preso qualche iniziativa per vanificare una multa comminata dalla Asl a un venditore di mozzarelle amico suo.
• Posso dirle che il dibattito politico portato a questo livello fa cadere le braccia?
Va intanto specificato che la magistratura non ritiene di aver individuato, nei comportamenti della De Girolamo, nulla di penalmente rilevante. Per il resto, come crede che si svolga la cosiddetta «politica sul territorio», De Girolamo o non De Girolamo? Favori e controfavori, lotta fra tribù, esibizioni di potere... La futura ministra - che allora era solo deputata del Pdl e neomamma della piccola Gea - a un certo punto dice: «facciamogli vedere che un minimo di comando ce l’abbiamo». Crede che ragioni così solo lei? Povero illuso.
• Si dimetterà o no?
C’è questa mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle che forse andrà ai voti la settimana prossima. Scelta civica è orientata a sfiduciarla. Persino in Forza Italia ci sono dubbi, anche se ieri Brunetta l’ha abbracciata. Ma Letta non era presente alle spiegazioni fornite (De Girolamo ha negato tutto, con un discorso di tre quarti d’ora) e questo è un indizio serio. Il governo, a quanto pare, ha intenzione di mollarla, per salvare se stesso. C’è naturalmente la questione del marito, Francesco Boccia, esponente di spicco del Pd, presidente della commissione Bilancio della Camera, fino a ieri braccio destro del premier e ora passato ai renziani. Renzi ha già sottolineato che «la Idem ha avuto un altro stile». La Idem, quando si scoprì che aveva fatto un trucchetto per pagare meno tasse sulla casa, diede spontaneamente le dimissioni.
• Stava dicendo dei tre partitini...
I tre gruppi parlamentari che sostengono il governo, e cioè Nuovo centrodestra, Scelta civica e Per l’Italia (questi ultimi sono scissionisti di Scelta civica), hanno sottoscritto una nota congiunta in cui ammoniscono Renzi e il Pd: «Su riforme e legge elettorale serve un accordo tra i partiti di maggioranza» altrimenti il governo rischia. Chiedono un pacchetto di riforme «che prevedano: 1. Il superamento del bicameralismo paritario», cioè l’abolizione o il ridimensionamento del Senato, «2. Una legge elettorale che garantisca rappresentanza delle culture politiche», quindi nessun sistema spagnolo o Mattarellum che lascerebbero fuori i piccoli, «3. una significativa riduzione del numero dei parlamentari». Il momento in cui è stata sottoscritta la nota è particolarmente significativo: oggi Berlusconi e Renzi dovrebbero incontrarsi e mettersi d’accordo proprio sul sistema spagnolo, che lascerebbe senza speranza le forze minori.
• Renzi come ha risposto?
«Molti cercano di frenare. Ma io non mollo».
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