Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Sparano razzi sulle città israeliane anche dalla Siria, sparano razzi sulle città israeliane anche dal Libano.
• Significa che il fronte si sta allargando?Non lo so. Forse. C’è sempre da temere l’avanzata di al Baghdadi, la trasformazione improvvisa del conflitto arabo-israeliano - verrebbe da dire del «solito conflitto arabo-israeliano» - in una specie di guerra totale per la risistemazione, o per una risistemazione, del Medio Oriente. Sarebbe difficile per il resto del mondo stare fermo, in questo caso. La diplomazia internazionale è in movimento, Kerry è andato al Cairo, la Mogherini è a Tel Aviv, da dove è appena partito il ministro degli Esteri tedesco, Frank Walter Steinmeier. Sia Steinmeier che Kerry hanno confrontato le loro idee con quelle della ministra italiana. La Mogherini è andata col suo collega israeliano Avigdor Lieberman a visitare una casa distrutta dai razzi palestinesi e poi ha dettato alle agenzie questa dichiarazione: «La cosa più importante al momento è il cessate il fuoco». Più tardi ha esortato gli israeliani a «rispettare gli accordi» frase pronunciata mentre ancora si sperava che una proposta di mediazione egiziana, in un primo momento accettata da Netanyahu, avrebbe retto. Il nostro ministro degli Esteri è atteso a Gerusalemme e poi a Ramallah in Palestina. Da lì andrà al Cairo, a incontrare il vertice del potere politico egiziano.
• Perché è fallita la proposta di mediazione egiziana?
Al Sisi, sollecitato da Kerry, da Ban Ki-moon e da Tony Blair (che poi ha incontrato Peres), aveva lanciato la proposta di un cessate il fuoco di 48 ore a partire dalle 9 di ieri mattina. Durante questo lasso di tempo, delegazioni israeliane e palestinesi ai massimi livelli si sarebbero incontrate e avrebbero aperto un negoziato a tutto campo. Nella proposta egiziana non c’era per il momento altro. Israele l’ha accettata, Hamas l’ha respinta dichiarando che in quei termini si sarebbe trattato di una resa. Il bombardamento palestinese su Israele è dunque continuato. Alle 14 ha ripreso i raid anche Israele, per ordine di un Netanyahu che segnalano estremamente irritato.
• Che cosa avrebbero voluto i palestinesi per accettare un cessate il fuoco?
Fonti riservate egiziane dicono che il rifiuto di Hamas era abbastanza facilmente prevedibile. I leader palestinesi avrebbero potuto accettare la tregua solo portando a casa qualcosa: per esempio, la fine dell’embargo, il rilascio di 59 palestinesi arrestati il mese scorso, la riapertura del valico di Rafah o almeno la riattivazione di qualche tunnel al confine egiziano, lo scongelamento del salario di 40 mila impiegati di Hamas che Israele non vuole saldare. Al Sisi è poi un mediatore indigesto per Hamas: combatte nel Sinai a fianco degli israeliani per tenere la zona in pace e aiutare il suo turismo. La diplomazia del Cairo ha ottenuto dalla Germania la rimozione dell’allarme su Sharm el Sheik. Senza un recupero della bilancia turistica, l’Egitto è in guai molto seri. Al Sisi ha mandato 500 tonnellate di aiuti a Gaza, ma ha anche distrutto di sua iniziativa 29 tunnel. È difficile far sedere Hamas al tavolo della tregua con la mediazione egiziana.
• Che mediatori vorrebbero i palestinesi?
I turchi o quelli del Qatar. Tutta gente di cui Israele non vuole neanche sentir parlare.
• Qual è il bilancio del conflitto a questo punto?
C’è il primo morto civile israeliano. Al valico di Erez - che poi Hamas ha chiuso - un colpo di mortaio sparato dalla Striscia ha ucciso un uomo di 37 anni, membro di un’associazione di volontariato israeliana che stava distribuendo cibo ed acqua alle truppe israeliane ammassate al confine. Hamas ha anche mandato dei droni dall’altra parte, uno è stato disintegrato dalla contraerea israeliana, un altro ha colpito il ministero della Difesa a Tel Aviv. L’insieme dei bombardamenti palestinesi, dall’inizio a oggi, mostra che le armi in mano ad Hamas sono meno rudimentali di un tempo, meno rozze. Finora i razzi che hanno raggiunto Israele sono 715. Lo Scudo d’Acciaio (Iron Dome) ne ha intercettati 160. Il magro bilancio di vittime (una sola, ieri) non deve ingannare: i bombardamenti palestinesi tengono le città israeliane in uno stato d’angoscia perenne. Gli israeliani, con i loro raids, hanno mandato all’altro mondo 184 persone, e ne hanno ferite 1.200. I profughi della Striscia sono ad ora almeno 17 mila.
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