Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Napolitano ha concluso le consultazioni, incaricherà Renzi oggi o più probabilmente domani, alcuni dicono che il neopresidente del consiglio presenterà il suo governo già martedì, altri sostengono che avrà bisogno di una settimana di tempo per mettere tutti d’accordo.
• Consultazioni faticose? Sorprendenti? Rock?
Dai minutaggi riservati a ciascuna delegazione si ricavano utili informazioni. Venti minuti ciascuno per quelli della mattina (Südtiroler, Minoranza linguistica, Centro democratico, Alleanza per l’Italia, Psi-Pli, Fratelli d’Italia, Gal, Per le Autonomie). Mezz’ora a quelli del primo pomeriggio (Nuovo Centrodestra, Per l’Italia, Lega Nord, Scelta Civica, Sel). Tre quarti d’ora per gli ultimi due: Forza Italia e Partito democratico. Sappiamo così che i gruppi sono in tutto quindici cosa che smentisce qualunque idea sul nostro preteso assetto bipolare. Ci si deve augurare che la nuova legge elettorale, se mai passerà, lasci lo sbarramento al 4,5 o meglio lo riporti al 5, senza ancore di salvezza per il primo dei perdenti o i partiti forti localmente. Ma passerà mai la legge elettorale? Si annunciano trappole di ogni tipo.
• Per esempio?
Per esempio, Renzi, non ancora salito in groppa al cavallo del suo primo governo, starebbe già frustando il cavallo del suo secondo governo. Intercorrerebbero ogni giorno decine di telefonate tra lui e il fiorentino Denis Verdini, uomo dei numeri del Cavaliere. Verdini, amico di Renzi da lunga data, è l’uomo che ha reso possibile l’accordo tra il quasi ex sindaco e Berlusconi, inducendo Berlusconi ad accettare anche l’odiato secondo turno «altrimenti Renzo con i suoi non ce la fa». Ora, nei colloqui tra i due di questi giorni, starebbero correndo delle intese segrete, secondo le quali a un certo punto del cammino renziano Forza Italia cederebbe senatori alla maggioranza in modo da rendere sempre meno importante, e all’ultimo addirittura superfluo, l’apporto di Alfano e del Nuovo Centrodestra. Sarebbe questa la via segreta per realizzare, sotto banco, l’asse Berlusconi-Renzi, unica garanzia per le tre riforme in rampa di lancio, cioè legge elettorale, depotenziamento del Senato e revisione dei poteri delle Regioni.
• Se i due si parlano di nascosto, come mai ne siamo informati?
Io l’ho letto sui giornali. E Renzi non ha smentito. Pippo Civati, quello di una delle sinistre Pd che corse anche alle primarie per la segreteria, ha minacciato su questo la scissione. Stia a sentire (riprendo il testo comparso sul suo blog): «Almeno possiamo smentire questa cosa di Denis Verdini? Lo scrivono parecchi giornali: Renzi avrebbe sentito Verdini (dico Verdini) per poter ridimensionare Alfano con qualche senatore. Ecco, personalmente l’avrei smentita di prima mattina. Quasi quasi fondo il Nuovo Centro Sinistra. Recupero una dozzina di senatori. Poi vado da Renzi e gli dico il contrario di quello che propongono Formigoni e Sacconi. Nuovo Centro Destra contro Nuovo Centro Sinistra (anche Sinistra e basta, che il Centro è dappertutto)». Sembra molto probabile che Civati, al momento della fiducia, voti contro, scelta che, a rigore, dovrebbero metterlo automaticamente fuori dal partito (questo governo nasce per una decisione del suo partito, da Civati già avversata). Potrebbero votare contro anche Corradino Mineo, Sergio Del Giudice, Felice Casson, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci, Donatella Albano. Sette voti contrari. Al Senato possono essere un problema.
• L’accordo segreto Renzi-Verdini dovrebbe dar fastidio anche al Nuovo Centro Destra.
Molto fastidio. Ieri Alfano ha annunciato che il governo, per avere i suoi voti, non dovrà aprirsi a sinistra (non c’è pericolo però, anche Vendola ha usato la parola "schifo" per quello che s’è capito finora delle intenzione del quasi ex sindaco) e ha aggiunto che bisognerà mettere per iscritto i punti dell’accordo di programma. Sacconi ha aggiunto: «Non abbiamo paura delle elezioni!». Bugia assoluta, è proprio minacciando le elezioni che Renzi gli farà fare quello che vuole. E Alfano vuole conservare almeno il ministero degli Interni, se non anche la vicepresidenza del Consiglio.
• Berlusconi è salito al Quirinale...
Mentre Renzi no (era alla partita). Berlusconi non andava al Quirinale dall’epoca della decadenza, e la cosa ha suscitato scandalo: un pregiudicato non più senatore che dice la sua al Capo dello Stato! Di fronte agli attacchi il Cav non si è minimamente scomposto: «Abbiamo con il Presidente della Repubblica manifestato preoccupazione e stupore per questa crisi opaca che si è aperta fuori dal Parlamento e nell’ambito di un solo partito e per la volontà di dare vita ad un nuovo governo senza che si sia sentita una parola su come sarà il programma di questo governo. Noi siamo all’opposizione di questo governo, ma manteniamo gli accordi intervenuti sulla legge elettorale e per le riforme. Inviteremo poi il governo ad una posizione ferma affinché in Ue si possa arrivare presto ad un cambiamento della politica dell’austerità per la strada della ripresa e dello sviluppo».
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