Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Costa Concordia, che era stata raddrizzata lo scorso settembre, adesso galleggia e tra poco sarà rimorchiata fino a Genova e la venderanno a pezzi incassando uno-due dollari al chilo. Ferraglia da fondere, in altri termini.
• Pensa che la gente si ricordi di che cosa stiamo parlando?
Penso di sì, ma posso ugualmente rinfrescare la memoria. La sera del 13 gennaio 2012, la Costa Concordia, una nave da crociera di proprietà americana appena partita da Civitavecchia, arrivata all’Isola del Giglio pretese di rendere omaggio al vecchio comandante Mario Palombo, facendogli l’inchino, ossia avvicinandosi il più possibile alla sua abitazione prospiciente al mare. Comandava il capitano Francesco Schettino, diventato poi tristemente famoso in tutto il mondo e tuttora sotto processo: costui condusse la Concordia sulla secca delle Scole, provocando una squarcio di 70 metri, con rovesciamento della nave su un lato e 33 morti annegati. Il relitto è rimasto su un fianco fino allo scorso settembre, quando 500 uomini, per mezzo di otto chiatte e 22 imbarcazioni di vario tipo, la fecero ruotare, la raddrizzarono e la posarono su sei piattaforme artificiali piazzate su 21 pali conficcati nella roccia a 9 metri di profondità media. Una struttura da 30 mila tonnellate di fissaggio, saldata con 56 catene da 26 tonnellate ciascuna. Eccetera eccetera. Molto impressionante. Il mago di quell’operazione perfettamente riuscita e che ci ridiede un po’ di immagine di fronte al mondo si chiamava Nick Sloane. Cioè: si chiama Nick Sloane, responsabile in quel momento del parbuckling, cioè del raddrizzamento. Sloane ha guidato anche l’operazione di galleggiamento di ieri e con Todd Busch, numero uno di Titan, ha riportato su la nave. Presiederà poi al rimorchio fino a Genova.
• Operazione complicata?
È andato tutto bene. Hanno tirato su la nave, con i cavi, gli stessi dodici che a settembre l’avevano raddrizzata. Dopo averla messa a galleggiare («con le sue forze ed era tutt’altro che scontato», ha detto il responsabile italiano del progetto di rimozione, Franco Porcellacchia), la Concordia è stata spostata di trenta metri a est. Galleggia grazie a dei giganteschi cassoni. Anche la piattaforma artificiale costruita in settembre sotto la superficie del mare sarà demolita. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Galletti: «Noi abbiamo ipotizzato, fin dall’inizio, di ripristinare il Giglio come era prima: prima le piattaforme non c’erano e dopo non ci devono essere».
• Perché la portano a Genova? Non era meglio far lavorare Piombino che è a un passo?
Ci vuole un pescaggio di una ventina di metri, e Piombino non ce l’aveva. Era stato presentato un progetto per adattare il porto, ma ci voleva troppo tempo. Pagano quelli della Carnival Corporation, padroni della Costa Crociere, cioè dei privati. Costoro si sono affidati, per le assicurazioni, alla P&I e alla Royal Sun Alliance, inglesi. Gli assicuratori non hanno voluto saperne di Piombino, e hanno scelto Genova. Il rischio era che la nave finisse in Turchia, dove la demolizione sarebbe costata molto meno, ma il trasporto non avrebbe seguito le procedure di sicurezza, relativamente all’ambiente, previste dalla normativa europea. Il viaggio, inoltre, sarebbe stato molto più lungo. Se il tempo non farà scherzi, la Concordia e relativo convoglio arriveranno a Genova in cinque giorni.
• Quali sono i pericoli per l’ambiente?
Sostanzialmente due: lo sversamento di liquidi contaminati in mare (la Concordia ne è piena) e lo scontro con qualche cetaceo in un’area detta proprio Santuario dei cetacei, di primaria importanza sotto il profilo naturalistico. Ci sono allarmi del Wwf e di molte sigle ambientaliste, che non si fidano dell’operazione. Gabrielli e gli altri assicurano: dei battelli precederanno il convoglio e metteranno in fuga i cetacei, la dispersione dei liquidi sarà evitata da una serie di pannelli posti a sigillare la nave. Questo ci dicono, e speriamo che basti.
• Come procederà la demolizione?
La traversata sarà compiuta alla velocità di due nodi. A prua due rimorchiatori da 120 tonnellate e a poppa altri due da 50. A poppa una rete immersa in profondità e trainata da due battelli per lato raccoglierà eventuali materiali dispersi. A Genova il relitto verrà ormeggiato davanti a Pra. In varie fasi di svuotamento e demolizione il pescaggio verrà portato progressivamente da 18,5 metri fino a 10 metri. Diminuendo il pescaggio, sarà possibile trasferire la Costa da un bacino all’altro, fino all’ultimo, in cui si potrà farla a pezzi tagliandola in senso orizzontale. Per arrivare a quel momento ci vorranno un paio d’anni.
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