Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci sono queste dodici righe, in un volume di 580 pagine, che stanno terremotando un’altra volta lo scenario politico italiano e hanno costretto a una smentita il presidente Napolitano, il quale è di nuovo sotto accusa per il fatto di aver messo per tre volte consecutive il Paese in mano a personaggi non eletti dal popolo. Si mormora che Napolitano stavolta sia di fronte a una difficoltà molto seria che potrebbe avere conseguenze inimmaginabili...
• Potremmo spiegare con più chiarezza...Tutto comincia con il libro Stress Test scritto da Timothy Geithner, che fu ministro del Tesoro durante i primi quattro anni di Obama. Ci faccia caso: Obama, cioè un democratico, cioè – teoricamente un avversario di Berlusconi. Geithner, in queste sue memorie, vuole dimostrare che la politica rigorista alla Merkel non funziona bene come la politica espansiva, o di stimoli, praticata da lui e dal presidente Obama negli Stati Uniti. Le dodici righe di fuoco vanno inserite in questo contesto.
• Sentiamo.
«In quell’autunno il Presidente parlava regolarmente con i leader europei ed io e Leal (n. 2 al Tesoro per gli Affari esteri) eravamo in costante contatto con le nostre controparti europee. Alcune di loro sembravano essere infastidite dalle nostre intrusioni, altre le incoraggiavano. Ci hanno spesso chiesto di intervenire per fare pressioni sul cancelliere Merkel affinché fosse meno avara, o sugli italiani e gli spagnoli affinché fossero più responsabili. A un certo punto, in quell’autunno, alcuni funzionari europei ci hanno avvicinato proponendoci un complotto per far cadere il governo Berlusconi bloccando l’erogazione di prestiti Fmi all’Italia fino a quando Berlusconi non se ne fosse andato. Abbiamo riferito al Presidente di questo sorprendente invito ma, per quanto fosse utile avere una migliore leadership in Europa, non potevamo essere coinvolti in un piano come quello. “Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani”, ho detto al Presidente». Questo è Geithner tradotto alla lettera. Che appoggia la tesi di Berlusconi e Brunetta: la caduta del premier nell’autunno del 2011 fu il risultato di una congiura, lo spread che saliva era un indicatore artificiale manovrato dai tedeschi. Incastrando queste rivelazioni con quelle contenute nel libro di Alan Friedman Ammazziamo il gattopardo
(al Quirinale si parlava di un governo Monti molti mesi prima della rinuncia di Berlusconi) viene fuori che la caduta di Berlusconi fu effettivamente il risultato di una vasta interferenza internazionale alla quale il nostro capo dello Stato non si sarebbe sottratto. Badi che anche la Ue è intervenuta ieri, dicendo che nessun funzionario andò a provocare Geithner ma che anzi furono gli americani a tentare di persuadere gli europei a far fuori Berlusconi. Smentita che ottiene l’effetto opposto: il Cav uscì di scena a prescindere dalla volontà degli italiani, ma solo perché le cancellerie internazionali, in un modo o nell’altro, vollero così.
• Sentiamo la versione di Napolitano.
Il Capo dello Stato – dice – non ha mai saputo di «pressioni o coartazioni subite dal presidente del Consiglio nei momenti e nei luoghi di recente evocati. Le dimissioni liberamente e responsabilmente rassegnate il 12 novembre 2011 dal presidente Berlusconi [...] non vennero motivate se non in riferimento, in entrambe le circostanze, a eventi politico-parlamentari italiani [...] Gli episodi rivelati dall’ex segretario di Stato al Tesoro degli Stati Uniti e da altri sono relativi a riunioni, tenutesi nell’autunno del 2011, di consessi europei e internazionali cui il Presidente della Repubblica italiana – al pari degli altri Capi di Stato non dotati di poteri esecutivi – non aveva titolo a partecipare e non partecipò: e dunque nulla può dire al riguardo».
• Quali sarebbero queste «riunioni di consessi europei» eccetera?
Il G20 che si tenne a Cannes nel novembre 2011, soprattutto. Lì – e la cosa è stata raccontata anche dal Financial Times – Merkel e Sarkozy tentarono di persuadere Berlusconi ad accettare un prestito da 80 miliardi da parte del Fondo Monetario. In questo modo i nostri alleati avrebbero avuto la scusa per mettere sotto tutela il Paese, mandando qui i rappresentanti della Troika, gli stessi che avevano già colonizzato la Grecia. Berlusconi disse di no, lo spread ripartì e pochi giorni dopo fu costretto a passare la mano a Monti.
• Vedo una contraddizione: prima sarebbero andati da Gethner a chiedergli di non prestare soldi all’Italia. Poi il Fondo Monetario sarebbe stato pronto a prestare...
Vedo la contraddizione anch’io e per ora non la so risolvere. Una cosa sola mi pare sicura: nei grandi consessi mondiali, in quei mesi, non si parlava d’altro che dell’Italia, dei suoi conti disastrati e del pericolo che facesse saltar per aria la finanza europea e quella mondiale.
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