Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Avremo presto una nuova legge elettorale basata sul premio di maggioranza concesso a chi prende almeno il 40% dei voti oppure vince il ballottaggio col secondo arrivato. Altra novità: i partiti che non prendono almeno il 3% dei voti non entrano in Parlamento. Ci sono parecchie altre cose, ma l’essenziale è questo. È l’ultima versione della legge cosiddetta “Italicum”, che Renzi ha ficcato a forza nella tasca di Berlusconi, nell’incontro di ieri pomeriggio, e che Berlusconi ha dovuto accettare, dato che non vuole e non può rompere con il premier.
• Troppa roba in queste poche righe. Spieghiamo pian pianino. Cominciamo da questa legge elettorale. L’Italicum non era già passato alla Camera?
Sì, era già passato alla Camera in una certa forma che aveva provocato ogni sorta di mal di pancia nella minoranza democratica. Sembrava che il punto chiave fossero le preferenze, non previste dalla legge. La legge approvata da Montecitorio prevedeva un premio di maggioranza al partito o alla coalizione arrivata prima e che avesse raccolto almeno il 37% dei consensi. Soglie di sbarramento diversificate: l’8% per cento per il partito che corre da solo, il 12% per le coalizioni, il 4,5% per ogni partito facente parte di una coalizione. Lei ha chiaro il significato delle due espressioni, "soglia di sbarramento" e "premio di maggioranza"? “Premio di maggioranza" significa che se arrivi primo ti regalo un numero sufficiente di seggi per governare, cioè per avere almeno il 52% se non il 55%. "Soglia di sbarramento" vuol dire che se non prendi quella percentuale minima non entri. Ultimo dettaglio: se nessun partito o coalizione raggiunge il 37%, i primi due vanno al ballottagio per disputarsi premio di maggioranza e governo. Questo dice la legge approvata lo scorso aprile.
• Bene, adesso si discute di un sistema diverso.
Sì, da allora ci sono stati due fatti. Primo fatto nuovo: a maggio Renzi ha toccato con mano il vasto consenso di cui gode nel Paese, certificato alle Europee in un 40,8%. La soglia del 37% è apparsa a questo punto troppo bassa. Secondo fatto: Berlusconi ha dimostrato di non tenere il partito, il quale gli ha fatto la guerra durante l’elezione dei giudici per la Corte costituzionale, uno dei quali, dopo venti tentativi, deve ancora essere eletto. Se Berlusconi non può garantire il voto dei suoi, la legge elettorale al Senato corre rischi molto seri. Mettiamoci anche i mugugni della sinistra. Il premier ha allora tirato dalla sua i cosiddetti partiti minori, bellamente ignorati nella prima fase. Con loro ha concordato: che il premio di maggioranza non andrà più alla coalizione, ma al partito. Inutile quindi coalizzarsi, inutile quindi che Berlusconi speri di inglobare nuovamente gli alfaniani dentro Forza Italia. Con questa variazione, l’asticella per riscuotere il premio di maggioranza è stata portata al 40%, che per Renzi è un livello apparentemente raggiungibile, mentre per tutti gli altri - Berlusconi compreso - è un sogno. Per ottenere il sì dei partitini e forse addirittura della Lega («siamo interessati al premio di lista», ha detto Salvini) Renzi è pronto ad abbassare la soglia d’ingresso (sbarramento) al 3%. I partitini non avranno più potere di ricatto per andare al governo, nel senso che il loro voto non sarà più determinante per formare una maggioranza, ma hanno più chance di prima di entrare in Parlamento.
• Berlusconi è d’accordo?
Ieri c’è stato prima un faccia a faccia Renzi-Verdini, poi un incontro al vertice Renzi-Berlusconi-Gianni Letta. Niente comunicati ufficiali, ma sappiamo - lo sapevamo giù prima - che Berlusconi non può rompere e, di fronte a una posizione rigida come quella presa da ultimo da Renzi, non può che chiedere una qualche apparenza di concessioni. Probabilmente la soglia dio sbarramento verrà portata dal 3 al 4 per cento per rendere la vita più difficile ad Alfano. Gli altri punti - il 40% dei capilista siano donne, si reintroducano un po’ di preferenze, si diminuiscano le circoscrizioni elettorali - in questo momento non sono essenziali.
• Le reazioni all’interno del Pd?
Renzi ha convocato la Direzione per ieri sera alle nove, in modo che il vertice del partito ratificasse l’accordo. Civati e i suoi non hanno partecipato: «Queste occasioni servono a Renzi per distrarre i media dai suoi guai, hanno la funzione del circo nell’Antica Roma e i suoi interlocutori - ai quali si chiede di esserne lieti - il ruolo dei cristiani da far sbranare» ha detto Civati. Abbiamo l’impressione che il premier accolga queste uscite con perfetta indifferenza.
• Come ha fatto Berlusconi a ricompattare il partito?
Concedendo ai suoi di fare opposizione dura alla legge di stabilità. Siamo nella fase in cui il conflitto d’interessi agisce a rovescio. Berlusconi non può rompere con Renzi perché ha le aziende da difendere. Gli ultimi conti di Mediaset sono ancora in rosso.
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