Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Matteo Renzi ieri ha incassato l’approvazione, da parte della Camera, della legge elettorale (ne riferiamo a parte) e nel pomeriggio ha presieduto un consiglio dei ministri molto atteso, che aveva però un titolo prudente: «Informativa del Presidente del Consiglio dei ministri in materia di riforme costituzionali e di interventi di politica economica, inclusa la riduzione del carico fiscale». Niente provvedimenti sul lavoro o Jobs Act, circoscritti a un disegno di legge delega che avrà tempi di applicazione lunghissimi, dato che bisognerà prima varare la legge in Parlamento e poi emanare i decreti attuativi. È probabile quindi che non sia materia per questa legislatura. Quanto al resto, il capo del governo ha tenuto una pirotecnica conferenza stampa, con slides colorate e frasi a effetto, in modo da orientare nel senso giusto gli articoli che compaiono stamattina.
• Sono trucchi nei quali noi non caschiamo.
Però il presidente è simpatico. Rischia di rompersi l’osso del collo, ma a quanto pare non gli interessa.
• Stiamo al gioco, cominciamo da quanto ha detto nella conferenza stampa?
Beh, le metto tutto tra virgolette, senza far commenti. «Noi pensiamo che sia fondamentale non solo lavorare per cambiare l’Europa, ma partire dal cambiare l’Italia e perché questo accada bisogna battagliare contro chi dice “si è sempre fatto così”. Saranno cento giorni di lotta molto dura per cambiare pubblica amministrazione, fisco e giustizia». «Il prossimo semestre l’Italia guiderà l’Europa e pensiamo che sia assolutamente fondamentale non solo lavorare per cambiare l’Europa ma partire dal cambiare noi stessi. Confermiamo per l’ennesima volta che nei prossimi cento giorni faremo una lotta molto dura per cambiare ad aprile la pubblica amministrazione, a maggio il fisco e a giugno la giustizia, provvedimenti che non fanno parte del pacchetto di oggi».
• E allora perché ne parla oggi?
Non mi interrompa, per favore. «Mai più larghe intese, chi vince governa cinque anni. È una rivoluzione impressionante per l’Italia. Con questa legge elettorale, che ha molti limiti, c’è un cambio culturale, c’è un vincitore sempre». «Oggi ho consegnato ai ministri un disegno di legge costituzionale di riforma del Senato, che formalmente consegniamo a tutti i leader politici che stanno in Parlamento, di maggioranza e opposizione, ai soggetti sociali protagonisti e non formalizziamo ancora in Parlamento, diamo 15 giorni di tempo a chi vuole darci suggerimenti migliorativi...». «La riforma del titolo V della Costituzione non sarà contro le Regioni, le Regioni saranno parte attiva del cambiamento dell’Italia. Il consigliere regionale non guadagnerà più del sindaco del capoluogo, con il titolo V si va verso la semplificazione del Paese e si superano le province». «C’è anche l’abolizione del Cnel». «Dal 26 marzo al 16 aprile le auto blu andranno all’asta come abbiamo fatto a Firenze, sono oltre 1500. Ci sono 3,5 miliardi a disposizione dell’edilizia scolastica. E 500 milioni per il fondo di garanzia per il credito alle imprese che ha già garantito 10 miliardi di accesso al credito. Entro luglio pagheremo tutti i 68 miliardi che la Pubblica Amministrazione deve alle imprese».
• E sui provvedimenti varati ieri che cosa dice?
Renzi ha mostrato che a partire da maggio dieci milioni di impiegati («un po’ di ceto medio, non solo i meno abbienti») si troveranno in busta paga mille euro in più all’anno grazie a un intervento sul cuneo fiscale dei redditi da 1.500 euro netti al mese.
• I soldi per farlo ci sono?
Mah. La lista del capo del governo, lista che Renzi aveva anticipato al Sole 24 Ore , comprende i tagli alla spesa pubblica pensati da Cottarelli che per il momento ammonterebbero a tre miliardi (Renzi dice 6 o 7), poi un aumento del gettito Iva dovuto al fatto che verranno pagati i debiti alle imprese fornitrici dello Stato e l’innalzamento delle tasse sulle rendite finanziarie al 26%, poi il rapporto deficit/Pil che è ora al 2,6% mentre secondo lui lo si può portare al 3% e sono soldi: il calo dello spread porterà altri risparmi sugli interessi del debito... I menagrami, quelli a cui non va bene niente, fanno notare che questi risparmi sono tutti da fare, cioè i soldi elencati saranno disponibili alla fine dell’anno, non all’inizio, mentre i denari del cuneo fiscale spariranno da subito. È possibile che nei prossimi giorni arrivi qualche mugugno da Bruxelles. È anche possibile che, dopo le elezioni europee, ci sia una manovra correttiva, questo anzi lo prevedono un po’ tutti. Scrivere queste cose, però, in un giorno che il premier vuole trionfale per sé, ci mette in cattiva luce e non so se questo ci conviene. Faccia finta, per favore, che non le abbia detto niente.
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