Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Yara compirebbe 17 anni il prossimo 21 maggio e non si sa ancora chi l’abbia ammazzata. Si conosce però, con certezza assoluta, il profilo genetico dell’assassino: la conferma di una lunga, molto complessa ricerca, è arrivata ieri: il profilo all’esame degli investigatori è quello dell’assassino al 99,99999987 per cento. In questo tipo di analisi il cento per cento non esiste, è per questo che il 99,99 deve essere definito come «certezza assoluta».
• Come è possibile che si conosca il profilo genetico dell’assassino, ma non si sappia chi è?
I nostri profili genetici non sono elencati in nessun albo. L’essere umano che possiede questo profilo non è mai stato schedato da nessuno, prima d’ora. Conoscere il profilo genetico - cioè il profilo genetico ricavato da certe macchioline di sangue annacquato che furono trovate sugli slip e sui legging di Yara e che è stato confrontato col profilo genetico di un uomo morto nel 1999 - non significa ancora conoscere il nome e il cognome del possessore di quel profilo. Esiste ancora una certa probabilità che di quest’uomo non si sappia mai più nulla, oltre a questo.
• Quante cose da chiedere! Che cos’è esattamente un profilo genetico. E come si sia arrivati a capire che questo profilo genetico ha a che fare col profilo genetico di un uomo morto nel 1969. E anche di Yara, alla fine, bisogna ricordare qualcosa, anche se abbiamo a mente che era una ragazzina giovane giovane, appassionata di ginnastica, andata in palestra per portare lo stereo a un’amica e poi scomparsa fino al ritrovamento del corpo, dilaniato dalle bestie e dalle intemperie, ma non violentato sessualmente... Questo, a memoria, me lo ricordo anch’io. Caso impressionantissimo.
Siamo a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo. La bambina si chiama Yara Gambirasio. Ha 13 anni. È il 26 novembre del 2010, un venerdì. Le sei e mezza del pomeriggio. Buio. La palestra stava a 700 metri da casa. Per tornare dai suoi sarebbero bastati dieci minuti. E invece... Uscì e scomparve. Mistero fittissimo, perché dai quaderni e dai racconti delle amiche risulta una bimba pulitissima, senza grilli per il capo, niente Twitter, niente Facebook, unico pensiero la ginnastica ritmica. Ha una faccia da coniglietto, l’apparecchio per i denti che fu ritrovato sul cadavere. L’appello della mamma e del papà cominciava con queste parole: «Noi siamo una famiglia semplice...». La cercano per settimane, nei cantieri lì vicino, mettono in mezzo un marocchino equivocando su una sua telefonata, alla fine un patito di aeromodellismo ne trova il corpo in un campo di via Bedeschi a Chignolo d’Isola, a dieci chilometri da Brembate, vicino a una discoteca. Era il 26 febbraio 2011.
• Siamo in effetti rimasti a questo punto. E a questo punto comincia la storia del dna.
Sì. Il dna è il software che ci portiamo dentro, un filamento che si trova in ogni cellula e stabilisce come siamo fatti. Non ne esistono due uguali. Nei delitti ormai si va sempre a caccia di tracce genetiche, e forse si esagera, ma stavolta che altro si sarebbe potuto fare? Nessuno sapeva niente, nessuno aveva visto niente. Gli inquirenti, che hanno in mano un profilo genetico ricavato dalle macchioline di sangue, decidono un test di massa e analizzano 18 mila profili di gente che vive da quelle parti, ma non solo. Sembra davvero la ricerca dell’ago nel pagliaio. Ma qualcosa salta fuori. Il profilo genetico di un ragazzo che frequentava la discoteca di Chignolo qualche somiglianza con quello delle macchioline ce l’ha. Si segue la traccia e si arriva a due suoi zii, il cui profilo risulta ancora più somigliante. Nessuno dei tre è l’assassino, ma si intravede qualcosa. L’uomo delle macchioline di sangue viene battezzato «Ignoto 1». Il padre di «Ignoto 1» potrebbe/dovrebbe essere lo stesso dei due zii del ragazzo.
• Di questo padre, però, qualcosa si sapeva.
Certo. Si chiamava Giuseppe Guerinoni. Faceva l’autista a Gorno. L’assassino di Yara è un suo figlio illegittimo. La famiglia Guerinoni ha a lungo gridato l’impossibilità di questa ricostruzione, perché Guerinoni, a detta di tutti, aveva una vita irreprensibile. E però c’è un altro autista, suo collega, che ha guidato per anni autobus su e giù per la Val Seriana e che ha reso questa testimonianza: «Guerinoni mi confidò di aver avuto un figlio fuori dal matrimonio, da una donna della Valle con cui aveva avuto una relazione». È una donna di queste zone? «Sì. Guerinoni mi disse del fattaccio. Aveva messo nei guai una ragazza con cui aveva una relazione». L’anno? «Sarà stato il 1962 o il 1963. Lei non era sposata. Non so che fine abbia fatto la donna. Il figlio oggi dovrebbe avere una cinquantina d’anni. A Giuseppe non avevo chiesto più nulla. Secondo me, lei è ancora viva, era più giovane di noi».
• Allora si tratta di trovare la madre. Dovrebbe avere una settantina d’anni.
I genetisti hanno analizzato 500 profili di donne che potrebbero essere la madre. Finora senza risultato.
(leggi)