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 2014  marzo 05 Mercoledì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Federica Mogherini
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro degli Affari regionali è Maria Carmela Lanzetta (senza portafoglio)
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente facente funzioni dell’ Egitto è Adly Mansour
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

A quanto pare, per un certo periodo di tempo, che potrebbe essere di un anno, o forse di tre anni, o forse ancora più lungo, avremo due sistemi elettorali, uno per eleggere i deputati e l’altro per eleggere i senatori. Ieri si sono incontrati Renzi e Berlusconi e, sia pure molto mugugnando, il Cavaliere ha accettato di correggere l’intesa raggiunta a sua tempo intorno al cosiddetto Italicum.

Le ragioni di quest’altra stravaganza?
L’Italicum era congegnato in modo tale da far fuori i partiti più piccoli. C’è stato quindi tutto un ribollire di proteste contro la legge da parte dei morituri, che s’è saldato con i livori della minoranza democratica, gli anti-Renzi del partito di Renzi che pur di fare un dispetto al nuovo presidente del Consiglio sarebbero pronti a sostenere la qualunque. Questa inquietudine, o incazzatura, s’è concretizzata nel patto raggiunto con Alfano al momento della formazione del governo. Alfano ha detto a Renzi, più o meno: vuoi i nostri voti? Allora ridiscutiamo l’Italicum. Il Nuovo Centro Destra, che i sondaggi dànno oggi faticosamente al 4%, non vuole elezioni subito, anzi le vuole il più tardi possibile, perché ha bisogno di tempo per radicarsi sul territorio e non trovarsi costretto a tornare sotto l’ombrello dell’ormai nemico Berlusconi. Per accontentare Alfano e gli altri piccoli, l’onorevole Lauricella, bersaniano, ha escogitato un emendamento che, se approvato, avrebbe ritardato l’entrata in vigore dell’Italicum al momento in cui il Senato fosse stato abrogato...  

L’accordo tra Renzi e Berlusconi prevedeva l’abrogazione del Senato?
“Abrogazione” non è la parola giusta. L’accordo Renzi-Berlusconi prevedeva tre cose: nuova legge elettorale (Italicum), declassamento del Senato a Camera delle Autonomie (qualunque cosa significhi) a cui il governo non sarà più tenuto a chiedere la fiducia, e revisione dei poteri delle Regioni, perennemente in conflitto con lo Stato. L’Italicum, in effetti, è congegnato per una sola Camera. L’emendamento Lauricella ha fatto discutere per un sacco di giorni (si può approvare una legge a scoppio ritardato oppure no? finora non è mai successo), poi è spuntato l’emendamento D’Attorre, dal nome di Alfredo D’Attorre, altro deputato bersaniano: approviamo l’Italicum, dice l’emendamento, ma facciamolo valere per la sola Camera. Operazione semplice, basterà abrogare l’articolo 2 della legge, quello che regola appunto l’elezione per Palazzo Madama.  

• Ma si può fare?
Beh, il Senato ha sempre avuto una legge elettorale diversa da quella della Camera. All’inizio era persino previsto che i senatori fossero eletti ogni sei anni, invece che ogni cinque come i deputati. Quindi sì, si può fare. Certo le due leggi, se si dovesse votare in questo periodo di mezzo, risulterebbero diversissime.  

Il Senato, se non ho capito male, continuerebbe a essere eletto con il Porcellum rivisto dalla Corte costituzionale.
Sì, dopo i tagli della Corte costituzionale, il Senato sarebbe eletto con un sistema proporzionale puro. Per entrare, ogni partito dovrebbe superare - in ciascuna regione - la soglia dell’8% dei voti. Non avrebbe nessun senso coalizzarsi dato che la Consulta ha abrogato il premio di maggioranza. Quindi al Senato, presumibilmente, vedremmo correre i partiti da soli, senza apparentamenti di sorta.  

E alla Camera? Cioè, questo Italicum, a questo punto, in che consiste?
L’Italicum prevede sbarramento, premio di maggioranza, coalizioni e doppio turno. Supponiamo che tutti quanti si presentino alleati in varie coalizioni. Si vota col proporzionale (tanti voti, tanti seggi) e se una delle coalizioni in lizza supera il 37% dei voti ha diritto a un premio che le darà una maggioranza uguale o superiore al 53% dei seggi (ci sono vari casi, ma lasciamo stare). Se nessuna coalizione supera il 37% dei voti, si va a un ballottaggio tra le prime due e la vincitrice si piglia poi il 53%. Il partito che fa parte di una coalizione, per entrare in Parlamento, deve comunque prendere almeno il 4,5% dei voti. Altrimenti resta fuori, ma il suo risultato concorre comunque al bottino complessivo della sua coalizione. È uno dei punti che lascia più sconcertati: il partito A, che vale il 20 per cento, si porta appresso cinque o sei partiti che valgono non più del 3-4. Il partito A supera il 37% grazie al contribuito dei suoi alleati, prende il premio di maggioranza, ma i suoi alleati restano tutti a casa. Vi sono poi altri sbarramenti: una coalizione non passa se non supera il 12% dei voti (neanche se al suo interno un partito fa più del 4,5%). Un partito che corre da solo deve superare l’8%. Altre caratteristiche dell’Italicum al momento: liste corte, niente preferenze, 120 collegi ma computo dei seggi a livello nazionale con valorizzazione dei resti... Però ci stiamo facendo troppo tecnici e la legge ha cominciato il suo iter in commissione appena ieri. Aspettiamo di vedere come andrà a finire per far venire il mal di testa ai lettori. (leggi)

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