Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri, su un quotidiano che spara a zero contro tutto e contro tutti, è apparsa una vignetta dove si vede la caricatura della Cancellieri (fianchi grossi, filo di perle) e sopra un cartello giallo con la scritta: «Vuoi uscire dal carcere? Ci pensa la Cancellieri». La dimensione del guaio in cui è precipitato il ministro della Giustizia è ben rappresentata anche dal profluvio di dichiarazioni a favore o contro, che ha impegnato i politici nel giorno festivo. Se ne deduce abbastanza chiaramente che la poltrona è a rischio. E infatti tutti i governativi, del Pd e del Pdl, hanno pronunciato parole di solidarietà e comprensione. Tutti quelli che non vedono l’ora di andare a votare, hanno attaccato, e qualche volta hanno attaccato a testa bassa: il Movimento 5 Stelle vuole presentare una mozione di sfiducia individuale. La Cancellieri è andata a spiegarsi sia con Letta che con Napolitano (col quale doveva già incontrarsi per il piano carceri) e ha dichiarato che è pronta a dare spiegazioni in Parlamento.
• Ma che è successo?
Il ministro s’è raccomandata con i suoi sottoposti per lo stato di salute di Giulia Maria Ligresti, quando era in carcere. E poco dopo, Giulia Ligresti ha patteggiato la pena ed è andata aiu domiciliari. Lei ha presente chi è Giulia Ligresti?
• Certo, il nome mi suona, tuttavia se mi rinfrescasse la memoria...
• Ne abbiamo parlato anche in questa rubrica, lo scorso luglio. I Ligresti, Salvatore con le figlie Jonella e Giulia, vennero incarcerati. Il terzo figlio, a cui ugualmente i giudici volevano mettere le manette, la scampò perché stava in Svizzera, ha in effetti la cittadinanza svizzera. Un caso grossissimo: Ligresti, uno dei padroni di Milano fin dai tempi di Craxi, di cui era un protetto, grande costruttore, grande finanziere, è accusato dai magistrati, insieme con i suoi figli, di aver prodotto una malversazione nei conti della società di assicurazione Fonsai per 600 milioni. Fermiamoci qui, quello che ci interessa oggi è che a metà agosto, Giulia, 45 anni, detenuta a Torino, si rifiutava di mangiare ed era in pericolo di vita. La signora aveva già sofferto in passato, e gravemente, di anoressia.
• Il ministro è intervenuto per farla uscire?
Il ministro è in rapporto stretti con la famiglia Ligresti, di cui è amica almeno dalla fine degli anni Ottanta. Non solo: suo figlo Piergiorgio Peluso fa di mestiere il banchiere: era responsabile dei rapporti con le aziende in Unicredit, e proprio Unicredit lo spedì in Fonsai per rimettere a posto i conti. La famiglia, data anche la vecchia amicizia con la madre, lo accolse a braccia aperte. Piergiorgio restò a lavorare da loro (siamo negli anni 2011-2012) quattordici mesi, poi si dimise e pretese la liquidazione concordata di 3,6 milioni di euro.
• Qualunque opinione si abbia di quello che lei ha appena raccontato, non si vede perché il ministro...
C’è una telefonata intercettata (intercettata sul telefono dei Ligresti) in cui il ministro parla con Gabriella Fragni, compagna di Salvatore. 17 luglio 2013, ore 16.42. Il ministro dice alla Fragni, tra l’altro: «Se tu vieni a Roma, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti. Guarda non è giusto, non è giusto». Lo stesso ministro ha poi raccontato ai magistrati che l’hanno interrogata sul punto, di aver temuto un suicidio e di avere perciò segnalato il caso ai due vice capi dipartimento del Dap (l’amministrazione penitenziaria), Francesco Cascini e Luigi Pagano. Costoro - che vengono descritti come piuttosto furibondi - non fecero nulla di particolare (è provato), cioè la segnalazione della Cancellieri non ebbe alcun esito perché la sorte di un detenuto non è nelle mani del ministro della Giustizia, ma dei magistrati. Il capo dei magistrati di Torino è Giancarlo Caselli. Che ha rilasciato questa dichiarazione: «I domiciliari a Giulia Ligresti sono stati concessi per una serie di circostanze obiettive e sarebbe arbitraria e del tutto destituita di fondamento ogni illazione che ricolleghi la concessione degli arresti domiciliari a circostanze esterne di qualunque natura».
• Si direbbe che il caso non esiste.
Esiste e non esiste. La domanda di fondo è: la Ligresti è una potente, il ministro avrebbe messo in atto la stessa sollecitudine nei confronti di un detenuto qualunque? In galera c’è molta gente sull’orlo del suicidio e che si rifiuta di mangiare, la depressione accompagna il carcerato come un’ombra. La Cancellieri dice di aver segnalato ai magistrati tante volte i casi di detenuti in difficoltà molto gravi. Parla di quella volta in cui Adriano Sofri e Corrado Augias le sottoposero la vicenda di uno Stefano ristretto a Padova e ridotto alla disperazione. Il guaio è che Sofri e Augias, a modo loro, sono pure loro due potenti.
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