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Maestro umilia l’alunno nero davanti ai compagni • In Egitto la campagna per fare meno figli • Le canzoni di successo sono sempre più tristi
Maestro umilia alunno nero davanti ai compagni Lo scorso 8 febbraio, in una scuola elementare di Monte Cervino, frazione di Foligno, il maestro Mauro Bocci ha indicato ai compagni un alunno di colore dicendo «guardate quanto è brutto». Poi ha costretto il bambino a rimanere davanti alla finestra, con le spalle alla classe. L’episodio si sarebbe poi ripetuto con modalità simili nella classe di un’altra bimba nera, la sorellina maggiore del piccolo. Il maestro, supplente di «attività alternativa all’insegnamento della religione cattolica», si è giustificato sostenendo di avere messo in atto un esperimento sociale («Spiegavo la Shoah e volevo suscitare la loro indignazione contro i razzismo», dice intervistato dal Mess). Il ministero dell’Istruzione ha chiesto una relazione sulla vicenda all’Ufficio scolastico regionale e nel frattempo ha sospeso il docente per «incompatibilità ambientale».
In Egitto la campagna per fare meno figli
«Due bastano» è lo slogan della prima campagna di pianificazione delle nascite lanciato dal governo egiziano. Una strategia simile a quella del figlio unico nella Cina di Deng Xiaoping, anche se questa non sarà coercitiva. Oggi in Egitto il numero medio di figli per donna è di 2,9 e la popolazione continua a crescere a ritmi impressionati: quest’anno il Paese supererà i cento milioni di abitanti. Già oggi l’Egitto importa due terzi del cibo necessario e anche l’acqua scarseggia. Da qui la necessità di fermare la crescita e arrivare a 2,1 figli per donna, il punto di equilibrio.
«Il Cairo punta soprattutto a cambiare la mentalità nelle campagne, a informare le donne meno istruite e a mettere a disposizione di tutti i metodi contraccettivi. La cultura islamica non proibisce la pianificazione famigliare, sono soprattutto le tradizioni a spingere le famiglie povere ad avere molti figli. Per questo la transizione demografica è più lenta che in altri Paesi mediorientali, come la Turchia o l’Iran. In Egitto il numero di figli per donna è passato dai 5,6 del 1976 ai 3 del 2008 ma poi la tendenza ha rallentato» [Stabile, Sta].
Le canzoni di successo sono sempre più tristi
Kathleen Napier e Lior Shamir, ricercatori della Lawrence Technological University di Detroit, hanno analizzato i testi delle 6.150 canzoni più ascoltate dal 1951 al 2016, stando alla classifica Hot 100 della rivista Billboard. Hanno utilizzato Tone Analyzer, un particolare software creato da Ibm che ha scansionato ogni singola frase del testo, assegnando un valore compreso tra 0 e 1 alle sensazioni evocate dalle parole, per poi calcolare il sentimento dominante nell’intero brano. Risultato: c’è una tendenza progressiva dei testi verso la rabbia e la tristezza dopo la seconda metà degli anni Cinquanta, con qualche eccezione nei Settanta. E, in assoluto, la maggior parte delle canzoni ha ottenuto un punteggio relativo alla tristezza più elevato rispetto alle altre sensazioni evocate [Rinaldi, Lettura].
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