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Corsivi e commenti
Uomini e gol
Corriere della Sera
Cambiano gli uomini quindi a maggior ragione non cambia il modo di giocare della Juve. Sono così spesso brillanti gli uomini che non ha bisogno di brillantezza la squadra. Gioca sulla forza, sulla qualità dei tanti e alla fine ha ragione. È inutile farsi domande diverse, non c’è aria di svolta storica, c’è aria semmai di uso sapiente, sempre più sofisticato. Resta la vecchia Juve dura e cattiva di Allegri, resta la coscienza di essere sempre superiore all’avversario. Il gol verrà anche giocando in modo semplice, anzi, forse soprattutto per quello. Ronaldo è stato bravo una volta, presente e un po’ stranito nel resto. Voto 6. Mandzukic gli copre gli spazi ma alle spalle, non davanti, là dove c’è la vera fatica. Ronaldo è sempre stato ieri la prima punta della Juve, Mandzukic ha fatto spesso il combattente di centrocampo. Nell’insieme una Juve da partita e non da storia, dove le diversità di oggi sono Cancelo, Matuidi e in parte Bernardeschi. Ronaldo arriverà, si vede bene che esiste anche se non sta esagerando. C’è però bisogno di qualcosa di più. Per adesso è una danza bellissima, ma leggera come un solfeggio. Una splendida cartolina senza messaggio. Sta giocando ancora la vecchia Juve, come avesse qualcosa da dimostrare al nuovo compagno. Sembra regredita la Lazio, equilibrata ma senza accenti, un po’ fine a se stessa. Ha avuto però Napoli e Juve nelle prime due partite, troppo per la poca personalità attuale. Il pallone scorre pesante, manca la velocità di manovra di un anno fa, c’è poco gioco d’attacco. Ha cominciato benissimo il Milan, gran primo tempo, compresa la fortuna di tirare e segnare. Per 40 minuti ha gestito la partita da grande squadra, poi è stato sbalzato fuori dalla guida in modo quasi violento in un quarto d’ora tipo finale di Coppa Italia. C’è stato molto buon palleggio,miglioramenti evidenti nella gestione del gioco anche rispetto alle fasi più fruttuose della scorsa stagione, ma anche nei momenti buoni è mancata l’azione che porta al tiro, la cattiveria di cercare il gol, come se a vincere fosse davvero chi tiene di più il pallone e non chi segna. Il secondo tempo del Napoli è stato spettacolare. Un incrocio di vecchio e nuovo gioco, pieno di sovrapposizioni e di velocità. Fu così anche una settimana fa all’Olimpico, è come se per togliersi dall’impiccio di dimenticare un gioco e assimilarne un altro la squadra avesse bisogno di un’emergenza.
Mario Sconcerti
Guerra civile
la Repubblica
Che dire di un ministro dell’Interno che considera «ogni denuncia una medaglia»? Che è un eversore, lo sa e lo dice. Chi si considera al di sopra delle leggi, se non è un criminale, è un rivoluzionario, al quale l’assetto giuridico in cui agisce pare degno di disobbedienza e di sovvertimento. Tale si reputa Salvini, il quale conta, in caso di incriminazione e di sue conseguenti dimissioni, di diventare un simbolo per il suo elettorato, alla testa del quale ripartirebbe, con l’aureola di perseguitato (bis) dai «giudici comunisti» (servi dello straniero, venduti ai mondialisti, eccetera) per stravincere le prossime elezioni.
In questo senso Salvini ha perfettamente ragione: ogni denuncia per lui è una medaglia, perché conferma l’impossibilità di fare politica «nel nome del popolo», e contro la «dittatura delle élite », senza che qualche cavillo pretestuoso gli venga lanciato tra le ruote. Potrà ben dire che lui ha dalla sua «la gente» e la cricca mondialista i cavilli, i sotterfugi, i trucchi giuridici. Potrà ben dirlo e lo dirà, già lo sta dicendo: con le leggi della Repubblica che finiranno nella micidiale tagliola già attivata, ce lo ricordiamo bene, dall’inventore del populismo italiano, Berlusconi.
La tagliola è questa: se applichi le leggi, stai facendo sporca politica contro l’Eletto del Popolo. Se non le applichi, la dai vinta a chi viola i principi repubblicani.
E se prima il casus belli era spesso da barzelletta (donnine e cenette), qui è da guerra civile: la Nazione contro i suoi nemici.
Michele Serra
CapitanoCorriere della Sera
«Messaggio da parte della Lega Abruzzo: se toccate il Capitano vi veniamo a prendere sotto casa… occhio!!!». L’avvertimento ai magistrati, con tre punti esclamativi, è di un impresario funebre, deputato leghista. Si chiama Giuseppe Bellachioma, è anche segretario regionale della Lega in Abruzzo, e questo è il suo modo di prendere le difese del ministro Matteo Salvini in merito a un possibile intervento della magistratura sullo stallo della nave Diciotti.Squadrismo? Linguaggio minatorio? Attacco allo Stato di diritto? Sì, è probabile, anche se poi Bellachioma si è scusato. In realtà, l’onorevole non fa che ripetere la lezione salviniana nello sgretolare gli argini istituzionali: attacchi contro il Parlamento, la Ue, la stampa, i «poteri forti», la magistratura in un crescendo che non risparmia nessuno. A volte, nemmeno gli impauriti alleati di governo. Il nuovo terreno di scontro sono i media, principalmente i social, ritenuti i mezzi più efficaci per il proselitismo (più tempo al dire che al fare). Giuseppe Bellachioma ha ripetuto in piccolo quello che il Capitano fa in grande: usare il ministero per accrescere il proprio consenso, vellicare la xenofobia, irridere l’avversario, provocare fino allo strappo, contando forse su elezioni anticipate.Anche su Facebook le parole sono pietre, dure da far male, ma sono anche un’immagine del funereo Bellachioma. Chi le condivide, vi si rispecchia.
Aldo Grasso
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Cambiano gli uomini quindi a maggior ragione non cambia il modo di giocare della Juve. Sono così spesso brillanti gli uomini che non ha bisogno di brillantezza la squadra. Gioca sulla forza, sulla qualità dei tanti e alla fine ha ragione. È inutile farsi domande diverse, non c’è aria di svolta storica, c’è aria semmai di uso sapiente, sempre più sofisticato. Resta la vecchia Juve dura e cattiva di Allegri, resta la coscienza di essere sempre superiore all’avversario. Il gol verrà anche giocando in modo semplice, anzi, forse soprattutto per quello. Ronaldo è stato bravo una volta, presente e un po’ stranito nel resto. Voto 6. Mandzukic gli copre gli spazi ma alle spalle, non davanti, là dove c’è la vera fatica. Ronaldo è sempre stato ieri la prima punta della Juve, Mandzukic ha fatto spesso il combattente di centrocampo. Nell’insieme una Juve da partita e non da storia, dove le diversità di oggi sono Cancelo, Matuidi e in parte Bernardeschi. Ronaldo arriverà, si vede bene che esiste anche se non sta esagerando. C’è però bisogno di qualcosa di più. Per adesso è una danza bellissima, ma leggera come un solfeggio. Una splendida cartolina senza messaggio. Sta giocando ancora la vecchia Juve, come avesse qualcosa da dimostrare al nuovo compagno. Sembra regredita la Lazio, equilibrata ma senza accenti, un po’ fine a se stessa. Ha avuto però Napoli e Juve nelle prime due partite, troppo per la poca personalità attuale. Il pallone scorre pesante, manca la velocità di manovra di un anno fa, c’è poco gioco d’attacco. Ha cominciato benissimo il Milan, gran primo tempo, compresa la fortuna di tirare e segnare. Per 40 minuti ha gestito la partita da grande squadra, poi è stato sbalzato fuori dalla guida in modo quasi violento in un quarto d’ora tipo finale di Coppa Italia. C’è stato molto buon palleggio,miglioramenti evidenti nella gestione del gioco anche rispetto alle fasi più fruttuose della scorsa stagione, ma anche nei momenti buoni è mancata l’azione che porta al tiro, la cattiveria di cercare il gol, come se a vincere fosse davvero chi tiene di più il pallone e non chi segna. Il secondo tempo del Napoli è stato spettacolare. Un incrocio di vecchio e nuovo gioco, pieno di sovrapposizioni e di velocità. Fu così anche una settimana fa all’Olimpico, è come se per togliersi dall’impiccio di dimenticare un gioco e assimilarne un altro la squadra avesse bisogno di un’emergenza.
Mario Sconcerti
Guerra civile
la Repubblica
Che dire di un ministro dell’Interno che considera «ogni denuncia una medaglia»? Che è un eversore, lo sa e lo dice. Chi si considera al di sopra delle leggi, se non è un criminale, è un rivoluzionario, al quale l’assetto giuridico in cui agisce pare degno di disobbedienza e di sovvertimento. Tale si reputa Salvini, il quale conta, in caso di incriminazione e di sue conseguenti dimissioni, di diventare un simbolo per il suo elettorato, alla testa del quale ripartirebbe, con l’aureola di perseguitato (bis) dai «giudici comunisti» (servi dello straniero, venduti ai mondialisti, eccetera) per stravincere le prossime elezioni.
In questo senso Salvini ha perfettamente ragione: ogni denuncia per lui è una medaglia, perché conferma l’impossibilità di fare politica «nel nome del popolo», e contro la «dittatura delle élite », senza che qualche cavillo pretestuoso gli venga lanciato tra le ruote. Potrà ben dire che lui ha dalla sua «la gente» e la cricca mondialista i cavilli, i sotterfugi, i trucchi giuridici. Potrà ben dirlo e lo dirà, già lo sta dicendo: con le leggi della Repubblica che finiranno nella micidiale tagliola già attivata, ce lo ricordiamo bene, dall’inventore del populismo italiano, Berlusconi.
La tagliola è questa: se applichi le leggi, stai facendo sporca politica contro l’Eletto del Popolo. Se non le applichi, la dai vinta a chi viola i principi repubblicani.
E se prima il casus belli era spesso da barzelletta (donnine e cenette), qui è da guerra civile: la Nazione contro i suoi nemici.
Michele Serra
CapitanoCorriere della Sera
«Messaggio da parte della Lega Abruzzo: se toccate il Capitano vi veniamo a prendere sotto casa… occhio!!!». L’avvertimento ai magistrati, con tre punti esclamativi, è di un impresario funebre, deputato leghista. Si chiama Giuseppe Bellachioma, è anche segretario regionale della Lega in Abruzzo, e questo è il suo modo di prendere le difese del ministro Matteo Salvini in merito a un possibile intervento della magistratura sullo stallo della nave Diciotti.Squadrismo? Linguaggio minatorio? Attacco allo Stato di diritto? Sì, è probabile, anche se poi Bellachioma si è scusato. In realtà, l’onorevole non fa che ripetere la lezione salviniana nello sgretolare gli argini istituzionali: attacchi contro il Parlamento, la Ue, la stampa, i «poteri forti», la magistratura in un crescendo che non risparmia nessuno. A volte, nemmeno gli impauriti alleati di governo. Il nuovo terreno di scontro sono i media, principalmente i social, ritenuti i mezzi più efficaci per il proselitismo (più tempo al dire che al fare). Giuseppe Bellachioma ha ripetuto in piccolo quello che il Capitano fa in grande: usare il ministero per accrescere il proprio consenso, vellicare la xenofobia, irridere l’avversario, provocare fino allo strappo, contando forse su elezioni anticipate.Anche su Facebook le parole sono pietre, dure da far male, ma sono anche un’immagine del funereo Bellachioma. Chi le condivide, vi si rispecchia.
Aldo Grasso
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