Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Tutti fanno promesse elettorali, ci sono i soldi per mantenerle?
Il capo dello Stato Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, ha invitato i giovani a votare e i partiti a fare proposte serie. I giovani, invece, non andranno affatto a votare (si prevede un’astensione, nella fascia degli under 35, del 70%) e i partiti infatti concentrano le loro promesse elettorali - per niente serie - sui vecchi, a cui promettono mirabilie: pensioni garantite per tutti a mille euro, abolizione della legge Fornero, età pensionabile abbassata. I vecchi, infatti, andranno a votare ed è quindi necessario, in campagna elettorale, coccolarli.
• Anche l’abolizione del canone Rai, ultimo cavallo di battaglia di Renzi, ha a che fare con i vecchi?
In fondo sì, perché i dati confermano che le ore passate con la tv accesa sono in media cinque per gli anziani e due per i giovani. Ha fatto sensazione, per esempio, che nel recente boom dei programmi di Bolle e di Alberto Angela, la percentuale dei giovani fosse addirittura del 18%. Quindi, se ti prometto che la televisione sarà del tutto gratuita, come fa Renzi, sto strizzando l’occhiolino ai vecchi. Anche se l’idea contiene una sottigliezza in più, che è quella di colpire Berlusconi. Infatti ci sono due strade per garantire alla Rai le risorse necessarie a mantenere tre reti generaliste e un’altra dozzina di canali. Una è la fiscalità generale, cioè prendo un po’ di soldi dalle tasse che pagano tutti e li giro a viale Mazzini. Ma la seconda strada è quella davvero perfida per il Cav di abolire o ridurre drasticamente il tetto pubblicitario. Se la Rai, senza più un tetto particolare, dovesse cercar soldi con la pubblicità e basta, entrerebbe in forte concorrenza con le tre reti Mediaset, a cui verrebbe inevitabilmente tagliato il budget. Con questa mossa Renzi vuole mandare ai suoi potenziali elettori il messaggio: il nostro nemico è Berlusconi, noi stiamo qui a combattere soprattutto la destra, con cui evidentemente non faremo mai accordi. Anche ieri, nelle felicitazioni per il boom dei musei, è comparsa la parola «destra»: noi del Pd investiamo sulla cultura, la destra no. Destra, destra, destra: per convincere gli elettori di sinistra a votare Pd bisogna persuaderli che, nonostante le bordate di D’Alema e Bersani, Renzi con Berlusconi non ha, e soprattutto non avrà, niente a che fare.
• E Berlusconi?
Berlusconi ha radunato ieri ad Arcore Salvini e la Meloni, ufficializzando il simbolo di Forza Italia con la scritta «Berlusconi presidente» («una truffa, non può ricoprire cariche pubbliche», tuonano i grillini) e l’alleanza. Nel programma, meno burocrazia, meno vincoli dall’Europa, più sicurezza, riforma della giustizia, controllo dell’immigrazione. Il Cav ha promesso di alzare le minime a mille euro, una vecchia solfa. E di abbassare le tasse a tutti, con un’aliquota unica al 20 o al 21%. Salvini lo batte, perché per lui l’aliquota unica deve essere al 15%. Grasso, neo-leader di Liberi e Uguali, a sinistra del Pd, punta invece su una fascia più giovane: promette di abolizione delle tasse universitarie. Tanto, appena aperte le urne, tutti avranno dimenticato tutto. E la dura realtà delle cifre e del nostro debito costringerà a fare i conti con ben altri criteri.
• Ma queste bazzecole promesse dai leader, quanto costerebbero?
Il costo più alto è quello dell’abolizione della legge Fornero, propagandata dalla Lega: 140 miliardi. L’innalzamento delle pensioni minime a mille euro - quello che vuole Berlusconi - vale 18 miliardi. L’aliquota unica al 15% è quotata a 40 miliardi. Anche l’altra idea del Pd sulle tasse - abbassare le aliquote fiscali per le famiglie con figli - è piuttosto salata: vale 15 miliardi. Il taglio del canone Rai, alla fine, risulta il più economico: dovrebbero bastare un paio di miliardi. Ma si deve mettere nel conto la guerra che si scatenerebbe da parte di tutti gli altri operatori del settore, che bisognerebbe placare in qualche modo. È vero che anche all’interno del governo la proposta di Renzi non ha suscitato solo entusiasmi: il premier Gentiloni si dice favorevole solo a un’ulteriore riduzione, magari allargando le fasce da esentare; il ministro Calenda è fermamente contrario, e vorrebbe piuttosto venderla, qualche rete Rai. Altra idea che suscita il panico dei berlusconiani, dato che l’ingresso di un nuovo operatore sul mercato italiano scompiglierebbe tutto il quadro, e non solo dal punto di vista degli spazi pubblicitari da vendere.
• E i Cinquestelle?
Il reddito di cittadinanza costerebbe almeno 15 miliardi (secondo altri almeno 17 o 18), da ricavare tassando banche e assicurazioni e tagliando la giungla delle agevolazioni fiscali (più o meno 180 voci). C’è poi la strana idea grillina sulle pensioni. Partiti col proposito di tagliare le cosiddette pensioni d’oro (sarebbero quelle superiori ai 2.500 euro netti al mese), i pentastellati si sono sentiti spiegare che la Consulta boccerebbe il provvedimento come anticostituzionale, perché preso a sfavore di un settore particolare della cittadinanza. Il rimedio a questa obiezione sarebbe perciò questo: tagliare in una prima fase tutte le pensioni e poi redistribuire il risparmio in modo da favorire quelli con le pensioni più basse e colpire quelli con le pensioni più alte.
• Ma 2500 euro al mese sono da considerare una pensione d’oro?
Che importanza ha? Non accadrà mai.
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