Il Messaggero, 19 gennaio 2017
Cosa è stato fatto
AMATRICE Risposta celere della macchina dell’emergenza dopo il sisma, frenata nei mesi successivi, quando la burocrazia, la sottovalutazione di alcuni problemi, ma anche il numero di scosse e l’ondata di gelo hanno rallentato la ripartenza tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Ecco un primo bilancio dal 24 agosto quando il terremoto distrusse Amatrice, passando per le due forti scosse successive del 26 e 30 ottobre.
NEL LAZIO
Come è possibile che a paesi come Amatrice e Accumoli, feriti già dalle scosse di agosto e ottobre, dove vi sono centinaia di persone che vivono nei container, non sia stata garantita la pulizia delle strade dalla neve? Per parlare del dopo terremoto, bisogna ripartire anche da questo, perché ciò che è stato evidente, in questa nevicata sì eccezionale nelle dimensioni ma comunque prevedibile nella tempistica (siamo a gennaio), è che ci si è fatti trovare impreparati. Lo dice anche Stefano Petrucci, sindaco di Accumoli, solitamente lontano dai toni più roboanti del collega Pirozzi di Amatrice: «È inaccettabile che la Salaria, non una piccola strada comunale, sia chiusa da tre giorni, che io non possa raggiungere il mio comune. Questa neve è stata presa da tutti sotto gamba, ci sono molti mezzi rotti o in officina, ma queste cose andrebbero viste a ottobre, non il giorno della neve». Il pensiero va non solo alla Provincia di Rieti (che ha precisato di avere solo una turbina ferma), citata da Pirozzi, ma anche ad Anas ed Astral».
LE LENTEZZE
Pirozzi insiste più in generale sulla necessità di velocizzare le procedure per le gare perché con i tempi normali non si danno soluzioni: «Mettessero un generale della finanza, dei carabinieri, Cantone, ma qui le cose vanno fatte, altrimenti lo sforzo generoso di tanti sarà inutile. Qui per le demolizioni o le messe in sicurezza ogni volta si perde moltissimo tempo». A rilento ad Accumoli le assunzioni promesse al Comune rimasto senza personale.
L’altro nodo è quello delle stalle provvisorie, tema assai sentito in un territorio in cui gli allevamenti hanno un ruolo essenziale per l’economia e non a caso la maggioranza delle persone che hanno rifiutato di abbandonare il territorio è rappresentata da chi voleva restare vicino ai propri capi di bestiame: ne dovevano arrivare 98, ma nella prima settimana di gennaio ci si è accorti che l’operazione, seguita dalla Regione Lazio, non era ancora stata completata perché tutto l’appalto era stato assegnato a un’unica ditta. Ora si sta tentando di recuperare terreno, ma ovviamente la bufera di neve non aiuta.
LE CASETTE
Discorso più complesso è quello delle casette, abitazioni più accoglienti e stabili dei container. Inizialmente si era sperato di averle ad Amatrice e Accumoli per Pasqua, nella pratica i tempi si sono allungati, anche se comunque molto è stato fatto. Ad Amatrice le prime 25 (su 465) sono pronte solo perché le opere di urbanizzazione sono state fatte dall’esercito, servirà qualche giorno per il sorteggio dei cittadini a cui assegnarle e per l’attivazione delle utenze. Ad Accumoli si stanno completando le gare, la previsione è di avere 216 casette a maggio. Qui però la maggioranza dei cittadini ha preferito spostarsi negli hotel sul litorale marchigiano, dove i bambini stanno frequentando le scuole, e ad Accumoli sono rimaste solo 45 persone. Da precisare: chi è rimasto nei container o nelle roulotte ad Amatrice e Accumoli, lo ha fatto per scelta o per necessita perché non può abbandonare il proprio allevamento o il proprio lavoro. A tutti, a meno che non avesse la casa risultata agibile, è stata data l’opportunità di andare negli hotel o del contributo economico per affittare un appartamento. Dopo le scosse di ieri, che probabilmente hanno reso inagibili altre case, dalla Protezione civile regionale è arrivata l’indicazione ai sindaci di stilare un elenco di persone a cui bisognerà comunque offrire ospitalità, a prescindere dalle necessarie verifiche, per le quali ci vorrà tempo, sullo stato delle abitazioni.
IN UMBRIA
Centoquarantasette giorni di emergenza, in cui la macchina di gestione della crisi ha viaggiato a doppia velocità. Dal torpore di fine agosto, quando le istituzioni sono state accusate più volte di aver preso il sisma sottogamba, indaffarate – a detta di molti cittadini – a dare un’immagine positiva del territorio più che a preoccuparsi delle istanze dei primi sfollati, al caos che ha caratterizzato le fasi concitate di fine ottobre, quando Norcia è stata colpita al cuore dei suoi simboli e la macchina attivata fino a quel momento si è rivelata inadeguata a dare risposte puntuali alla popolazione. Nei quattro mesi e mezzo vissuti nell’incubo del terremoto, in Umbria qualcosa è stato fatto, ma molto resta da fare. Il sisma ha mezzo in luce la principale debolezza di questa terra meta di turisti, pellegrini e buongustai, mai servita da un sistema di infrastrutture adeguato alle potenzialità di sviluppo. Alle prime scosse, i collegamenti sono andati in tilt e i luoghi del sisma si sono trovati costretti in un isolamento che ha rischiato di rallentare anche la macchina degli aiuti. I riflettori si sono accesi su Norcia dopo le scosse del 26 e del 30 ottobre, portando nella cittadina del patrono d’Europa la grande solidarietà dell’intero Paese. Sono state tantissime le iniziative di solidarietà promosse in questi mesi, molte delle quali partite dal basso, dal grande cuore di chi ha macinato chilometri, sfidando il freddo e ultimamente anche la neve, per portare un aiuto, un progetto, un sorriso.
LA SCUOLA PREFABBRICATA
Tra gli abitanti della Valnerina, molti sono stati costretti a lasciare la propria terra, sistemati dopo il 30 ottobre negli alberghi del Trasimeno, in una parte dell’Umbria considerata a basso rischio sismico. La realizzazione della scuola prefabbricata è stato senz’altro un segnale di efficienza, ma i ragazzi seguono le lezioni ancora a doppio turno e occorre velocizzare i tempi di completamento del polo scolastico antisismico. L’amministrazione, a ridosso delle feste di Natale, ha anche voluto riaprire una parte del centro storico, per dare un segnale positivo alla sua gente e a chi guarda Norcia da fuori. Restano tanti problemi per gli allevatori, gli agricoltori e coloro che si sono trovati a vivere nei grandi container collettivi chiesti a gran voce da chi non ha voluto lasciare la Valnerina. Per le casette c’è ancora da aspettare: in anticipo sulla tabella di marcia, ne sono arrivate appena venti, che il Comune ha assegnato (ma non ancora consegnato) con il metodo del sorteggio, organizzando una riffa che ha diviso e, in qualche caso, deluso. Infine, nelle Marche come spiegava ieri il governatore Luca Ceriscioli, il vero problema è la vastità del territorio colpito che anche ieri ha causato nuovi danni, uniti agli effetti delle bufere di neve che hanno lasciato senza corrente elettrica 20mila persone.