il Fatto Quotidiano, 17 maggio 2016
Rocco Tanica racconta la sua depressione, gli attacchi di panico e come ha superato il momento più nero, anche perché gli altri di Elio e le Storie Tese lo hanno aspettato
Partiamo dalla domanda topica. Lasci o non lasci Elio e le Storie Tese?
Per favore può scrivere “riflette a lungo prima di rispondere stringendosi nelle spalle mentre percorre un vialetto del giardino della sua casa londinese”? Grazie, mi piace far trapelare cose chic. Lascio solo i concerti grossi. Sa, il volume alto, la calca, e ogni sera tre ore che se ne vanno come niente.
Alla Tv Svizzera, Rsi, hai parlato di profonda depressione con attacchi di panico e istinti suicidi dopo Sanremo 2013. Cosa è accaduto? Come ne sei uscito?
Accadde che ero spaventato, non mangiavo e non dormivo. Ronzava tutto. Il 23 aprile ho partecipato all’ultimo concerto. I miei amici M e G mi hanno salvato dagli abissi, quella e altre sere. Mi sono presentato in un reparto di psichiatria. Sono scappato. Ho conosciuto ottimi medici, perduto e trovato persone. La mia famiglia, ivi compresi gli Elio e le Storie Tese, si è confermata una fortezza. Gli Elii mi hanno protetto e aspettato. Non so se, per dire, Bon Jovi avrebbe fatto lo stesso. Sono rimasto a letto alcuni mesi. Una mattina stavo meglio e ho comprato il pane. A fine 2013 ero di nuovo in piedi. Ora faccio quello che mi rende contento e trascuro il resto. Alle persone malate di depressione dico parlatene, lì comincia la cura.
Spesso il problema dei comici intelligenti è che faticano a trovare qualcosa che li faccia ridere, anticipano quasi tutti i meccanismi della risata. Chi o cosa riesce ancora a sorprenderti?
Una battuta, un libro, un film mi fanno ridere di rado. Fanno eccezione Claudio Bisio, Walter Fontana e Maurizio Milani. Fra i forestieri Simon Pegg, Sacha Baron Cohen e Giovanardi. Mi sorprende l’umorismo dei bambini. Mia nipote, anni quattro, voleva che le passassi un candelabro per fare la casetta sul divano: “Anita, quello è troppo pesante”. “È pesante ma tu puoi farcela”.
Elio fa X Factor. Tu fai varie cose su Sky, hai condotto con Savino il Dopo Festival. Voi così irriverenti e anticonformisti in fondo vi siete fatti sedurre dal mezzo più conformista che c’è, la Tv.
Ma il mezzo più conformista talvolta è spassoso da fare e da vedere. Si prendono decisioni rapide, si fanno esperimenti. Non farei il 90% della televisione che guardo ma guarderei almeno il 50% di quella che faccio. Non so cosa ho detto.
Dicono che hai ceduto alla chirurgia estetica, “blefaroplastica” nello specifico. È vero?
Può scrivere le sue mani affusolate tormentano un uovo Fabergé che ha costruito ritagliando la lattina di una bibita? Grazie. Sì! Ho fatto la blefaroplastica superiore e due colonscopie. Le consiglio a tutti, a parte quando ti infilano quel lungo tubo eccetera.
Nel Dopo Festival c’è stata una polemica su un tuo siparietto con il sosia di Michael Jackson. Si è parlato di cattivo gusto, mancanza di rispetto e banalità assortite. Qual è il limite della satira? Siamo davvero Charlie Hebdo o ce la raccontiamo?
Perché non si dovrebbero fare battute su Michael Jackson? Perché è morto? Se utilizziamo questo criterio non valgono più neanche le barzellette su Cavour o i giochi di parole su Paolo Uccello. Il limite alla satira è solo il mitragliatore. Non faccio battute sull’Islam perché temo di venire ammazzato, ma ne avrei di bellissime. Senta questa: i quaranta ladroni vanno in pasticceria. “Ha lì i babà?”
La tua ironia si presterebbe molto al web, perché non sei sui social?
Il social è come una mula: starle dietro è un lavoro. E a me secca che il Twitter si faccia pubblicità gratis con la mia mula. Del Facebook so che tanti ce l’hanno e non sono felici. Mi dicono bene del Grinder ma non ho ancora capito il meccanismo: io mi sono iscritto e vedo che c’è gente nei pressi, ora cosa devo fare?
Nel 2005 hai fatto lo sciopero della fame per protestare contro l’abbattimento del Bosco di Gioia, dove poi hanno costruito il palazzo della Regione. Che effetto ti fa a distanza di anni pensare che abbiano abbattuto un bosco per far spazio alla Minetti?
Irene Minetti è stata uno dei presidenti della Camera più decorosi che io ricordi. Piccolina, lunghi capelli neri corti. Ma il punto non è se il bosco sia stato distrutto per fare spazio a lei, bensì che al suo posto abbiano edificato quello stronzo d’acciaio acciambellato. All’inizio c’era pure la mosca sopra, cioè l’elicotterino di Formigoni, poi per fortuna è arrivato il Tar con lo schiaccia mosche.
Nel 2003 Elio e le Storie Tese avevano scritto un pezzo dal titolo “Litfiba tornate insieme”! Nel 2009 in effetti sono tornati insieme. Considerata l’innegabile e palese capacità di far accadere le cose, a quale gruppo chiederesti di separarsi?
Ai Rolling Stones. Cosa continuano a fare quelle mossette, che a momenti avranno cinquant’anni?
È vero che tu e il resto del gruppo non vi frequentate fuori da studio e palco?
A parte studio e palco rimane giusto il tempo di passare da casa a fare la doccia settimanale. Qualche ora da solo con la Playstation a giocare ai giochi di sparare me la vorrai lasciare?
Secondo le cronache l’unica cosa che ha rischiato di dividere davvero Elio e le Storie Tese è stato il film porno girato con Rocco Siffredi. È vero?
No, è una balla.
Sei l’unico che in quel film fece rappresentare un sua fantasia sessuale che non citerò ma che prevede un alto tasso di umidità. Visto che ora ti addormenti alle nove e mezzo di sera, le tue fantasie sessuali sono cambiate?
Io non feci rappresentare alcunché, la scena fu un omaggio di Rocco che ritenne di coinvolgermi, sono onorato ancora oggi. Cos’è cambiato? Spero almeno la fodera del divanetto…
C’è stato un momento in cui Elio e le Storie Tese hanno rischiato di prendersi troppo sul serio?
Forse in occasione del disco L’album biango. Ci abbiamo messo diverse canzoni-invettiva, ne risulta un lavoro poco divertente secondo me.
Hai collaborato con The Kolors. Nessuno snobismo nei confronti di chi arriva dai talent defilippiani & co?
Nessuno, ma non ho mai lavorato con chi arriva dai talent a parte Elio. Magari lavorandoci mi viene lo snobismo, ma non credo. I Kolors li conoscevo prima che facessero Amici, erano bravi già allora.
Un’ultima domanda assolutamente necessaria. Ma Sanremo ’96 alla fine lo avevate vinto voi o Ron? Vorrei una versione attendibile e una falsissima, grazie. Prego.
Ron. Ma noi avevamo più voti. O viceversa, ora non mi ricordo. O Ron con più voti e noi con meno. Ma sa, alla fine la musica italiana d’autore è bella tutta, compresi i cantanti, ed è questo che conta. Comunque ha vinto Spagna.