la Repubblica, 6 maggio 2016
Michele Serra andrà a comprarsi il libro di Salvini come gesto davvero antagonista
Il gesto di strappare un libro o bruciarlo in segno d’odio è ripugnante. Ed è ripugnante, di conseguenza, il filmato di un collettivo sedicente antagonista (antagonista a cosa?) nel quale un paio di anonimi, in una libreria di Bologna, distrugge copie del libro di Matteo Salvini, buttandone per terra i brandelli come fanno gli ultras di stadio con le bandiere “nemiche”. Manca solo lo sputo sul cadavere del libro, il resto c’è tutto.La memoria dei roghi nazisti e di altre cancellazioni violente di parole “degenerate” o “insane”, comunque odiate per ragioni ideologiche, dovrebbe bastare, di suo, a fermare la mano di quei censori maneschi. Ma sono troppo bulli per dare alloggio ai sentimenti altrui, e troppo narcisi per non godere unicamente delle proprie certezze. La distruzione delle parole, tra l’altro, le iconizza ben oltre i loro meriti. Le rende in qualche modo, perché perseguitate, degne di una cura che non discende dal loro merito, ma dal demerito dei persecutori. È un gesto che indigna umanamente, anche perché politicamente non esiste, non è neppure considerabile. Nei prossimi giorni mi compero una copia di quel libro, non perché voglia leggerlo, ma perché è il solo gesto davvero antagonista che sento di poter commettere.