La Stampa, 27 aprile 2016
L’uomo è più razionale e la donna più intuitiva. È una questione di cervello
«I cervello della donna è diverso da quello dell’uomo! E la diversità si riflette sul rischio e sui sintomi di molte malattie, nonché sulle terapie. Si dovrebbero avviare progetti di ricerca orientati sulle differenze di genere». È questo uno dei motivi che hanno spinto il neurochirurgo Giulio Maira, presidente della Fondazione Atena, e la moglie Carla Vittoria Cacace, alla guida di Atena Donna, a proporre la Giornata per la salute della donna. Invito formalizzato dal ministero della Salute, che l’ha celebrato venerdì scorso, nell’anniversario della nascita di Rita Levi Montalcini.
Professore, cosa c’è di diverso tra il cervello della donna e dell’uomo?
«Innanzitutto le dimensioni. Quello della donna pesa in media di meno: 1200 grammi contro 1350. Ma a essere diversa è anche l’organizzazione: i maschi hanno più neuroni, le femmine più connessioni. E, mentre nel cervello maschile le connessioni corrono lungo lo stesso emisfero, in quello femminile sono anche trasversali e corrono dall’emisfero destro a quello sinistro».
Quali i riflessi sull’intelligenza e sul comportamento?
«Non è implicato alcun giudizio di superiorità o inferiorità. L’uomo possiede un cervello che segue schemi basati di più sulla razionalità, mentre nella donna sono più di tipo intuitivo. Inoltre nel primo il funzionamento dei circuiti nervosi è più rigido, mentre nella seconda è più plastico. Ciò fa sì che le donne siano più brave nel multitasking, più empatiche e con migliori abilità sociali. Gli uomini, invece, eccellono nelle attività motorie e sono più capaci ad analizzare lo spazio».
Sono differenti le malattie?
«Per molte si segnala una diversità del modo di manifestarsi, dei rischi e dell’efficacia delle terapie. Sappiamo che le donne hanno più probabilità di sviluppare un tumore dell’ipofisi. Anche gli aneurismi sono più frequenti, mentre la menopausa può accelerare il decadimento mentale. Infine, le donne sono più propense a sviluppare la depressione e i disturbi dell’ansia».
Ci sono differenze di genere nella risposta ai trattamenti?
«La consapevolezza che le malattie possono presentarsi in modo diverso ci induce a pensare che anche le terapie possono avere effetti diversi».