La Stampa, 16 marzo 2016
Tranquilli, i populisti alla Salvini o alla Le Pen urlano parecchio ma ancora non governano l’Europa
A leggere i giornali, e soprattutto a sentire gli agitatissimi talk-show televisivi, ci si fa un’idea molto fosca dell’Europa, alle prese con la peggiore crisi economica e la più imponente immigrazione dai tempi della Seconda guerra. Popolazioni spaventate e furenti, classi dirigenti impopolari e sull’orlo della resa. Ma quel quindici/venti per cento di voto xenofobo, per quanto angosciante, impatta ovunque contro una larga maggioranza ragionevole e ostinata, che continua a votare per i partiti democratici di destra, di sinistra e di centro. E il prezzo elettorale pagato dalla Merkel in Germania, per quanto alto sia, non le impedisce e non le impedirà di mantenere le redini del Paese, anche grazie a potenziali alleanze sulle quali i nazionalisti, in Germania come ovunque, non possono contare. O vincono a mani basse, o non governeranno mai.
Evidentemente i media riescono benissimo a monitorare le urla (Salvini, Le Pen, Pegida, Afd e compagnia brutta), non altrettanto le opinioni ragionate. Dovessimo giudicare solo dai decibel, ovunque, non solo nei Paesi del blocco post-sovietico, populismi e nazionalismi dovrebbero avere già travolto da tempo gli ultimi argini della cultura democratica europea. Non è accaduto. Nel frattempo, qualche microfono venga tarato, per cortesia, sulle emissioni vocali ordinarie.