il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2016
Sul III Family Day
Fervono i preparativi per il III Family Day. Tutte esaurite le poltronissime, sold-out anche gli strapuntini, solo posti in piedi. E si prega vivamente di non spingere, atteggiamento tipico dei gay ma non consono alla famiglia tradizionale. L’ora è grave: si rischia addirittura di estendere i diritti civili alle coppie gay come in tutto il resto d’Europa. Se poi si pensa che, con la stepchild adoption (termine inglese usato per non far capire che cos’è) i figli biologici di uno dei due membri dell’unione civile possono essere adottati dall’altro, anche se dello stesso sesso, ben si comprende la terribilità della minaccia. A questo proposito, desta perplessità l’intenzione annunciata dalla maggioranza di usare il “supercanguro” contro gli emendamenti alla Cirinnà: questi canguri sono le figure più ambigue nel panorama faunistico, sia per via del noto romanzo di Aldo Busi Cazzi e canguri (pochissimi i canguri), sia per quel marsupio che può nascondere qualunque cosa: anche cangurini adottivi di dubbia provenienza.
La delegazione più nutrita sarà quella lombarda, che marcerà compatta come falange macedone al seguito del governatore Bobo Maroni, uno che sulla famiglia tradizionale non transige. Ancora incerta al suo fianco la presenza dell’avvenente portavoce Isabella Votino, dopo le scenate di gelosia intercettate dalla Procura di Milano per il di lui feeling con le avvenenti Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio, ingaggiate dalla Regione o da società collegate e scarrozzate fino a Tokyo. Ma pare che le Tre Grazie abbiano raggiunto un compromesso: sfileranno col focoso governatore una alla volta, dandosi il cambio in una simpatica staffetta. Nessuna notizia invece di Matteo Salvini, anch’egli affezionatissimo alla famiglia tradizionale, al punto da averne tre o quattro: ma lui i suoi Family Day li ha già celebrati a Milano, quando la moglie fu assunta in Comune e la successiva compagna in Regione. Marcerà invece in pompa magna l’ex socialista, ex berlusconiano, ora alfaniano Maurizio Sacconi, che alla famiglia tiene da sempre: la sua signora Enrica Giorgetti, già dirigente di Autostrade e Confindustria, divenne nel 2005 direttore generale di Farmindustria e lui tre anni dopo ministro della Salute. Casa e bottega. Non potrà mancare Roby Formigoni, rocciosamente tetragono su certi valori. Fece voto di castità, poi si fidanzò con una modella, però non la sposò mai, così non dovette divorziare.
La moglie di Simone raccontò che “Formigoni, Daccò e Simone facevano weekend ‘romantici’ in Sardegna e mio marito non mi portava. Daccò trascinava in vacanza gente che aveva fatto voto di castità, povertà e obbedienza, facendoli ballare come bambini deficienti”. Erano tutti “memores Domini” tranne lui, noto immemore. Ed è pure in perfetta regola anche riguardo alle adozioni: si fa sempre adottare dagli altri, ma non adotta mai nessuno. Sarà quasi certamente della partita anche Maurizio Lupi, attaccatissimo alla famiglia come dimostrano il Rolex e il contrattino procurati al figlio. “È ora di cambiare la legge Cirinnà”, ha dichiarato l’ex ministro, e nessuno ha osato domandargli dove l’avesse letta, l’ora.
A nobilitare vieppiù la manifestazione, è giunta la gradita adesione di Maurizio Gasparri, anch’egli con le carte in regola. Ai tempi dello scandalo Marrazzo ci fu chi provò a infangarlo: Libero raccontò di un politico che bazzicava gli stessi trans col soprannome “Chiappe d’oro”. Ma lui, astuto come volpe, senza che nessuno gli avesse chiesto niente, rilasciò subito una lunga intervista al Giornale per giurare che non era lui: “È tutto un equivoco. Un giorno nel ’96 mi sono perso in macchina nella zona dell’Acquacetosa a Roma, che pullula di transessuali, e in questo girovagare sono stato fermato dai carabinieri, a cui ho chiesto indicazioni stradali”: era infatti diretto “al Circolo del Polo”, che avevate capito. L’excusatio non petita ricorda quella di Woody Allen e Diane Keaton che, ne Il dormiglione, si aggirano per una clinica travestiti da medici e ripetono a chiunque incontrino “Siamo dottori, non impostori!”, finendo per insospettire tutti. Ci sarà anche il ministro Galletti, in rappresentanza dell’amico Casini, purtroppo reduce dal secondo divorzio e dunque incerto su quale famiglia portarsi.
Nulla da dire invece sulle presenze annunciate di Rocco Buttiglione (Udc), che comprensibilmente ha avuto una sola moglie, e di Beppe Fioroni (Pd). Il quale però, inspiegabilmente, si candida e si ricandida nel Pd che, nel suo programma, promette di dare “sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico”, ma non si perde un Family Day. C’era già al primo, nel 2007, quand’era ministro di Prodi e sfilò contro il suo stesso governo. C’era anche Renzi, quella volta, salvo poi tuonare contro la sinistra che scende in piazza contro il suo governo. Ma intendeva proprio il suo, infatti stavolta non ci andrà. E neppure B.: un po’ perché non saprebbe quale olgettina portare, un po’ perché sennò la Francesca lo mena di brutto. Garantita invece la presenza di vescovi e cardinali con relativi fidanzatini al seguito: avendo giurato che non li sposeranno mai nemmeno civilmente, e soprattutto che non adotteranno bambini, è tutto regolare.