La Stampa, 23 ottobre 2015
Le belle cose che racconta l’autista di Stanely Kubrick
La vita è bella per le sorprese che riserva, per gli incontri inattesi. L’ennesima conferma arriva da S is for Stanley, il documentario presentato alla Festa del cinema in cui Alex Infascelli raccoglie testimonianze e curiosità sull’amicizia trentennale tra il grande Stanley Kubrick, genio del cinema mondiale, e il suo autista italiano, nato 73 anni fa a Cassino, dove è tornato a vivere con la moglie dopo la lunga parentesi inglese. «Questo film mi ha costretto a convincermi che Stanley è morto – dice Emilio D’Alessandro -, per molti anni ho continuato a non crederci e, quando squillava il telefono, pensavo sempre: “È lui”».
Il primo abboccamento tra i due era avvenuto a Londra, nel 1971, durante la notte tempestosa in cui D’Alessandro si ritrovò a trasportare, da un lato all’altro della metropoli, un enorme fallo di porcellana, parte integrante della scenografia di Arancia meccanica: «Stanley era una persona generosa e gentile, cercava di lavorare sempre con le stesse persone, quelle di cui si fidava, e ripeteva sempre: “Non fatemi perdere tempo, il tempo perso è sprecato”». Per tenersi su, ricorda D’Alessandro, «prendeva un sacco di vitamine e integratori, me li offriva e io rifiutavo. Lavorava continuamente, sia sugli orari europei che su quelli americani, non dormiva mai, si stancava molto».
Un ritmo pesante, che il fido Emilio sopportava con dedizione anche a costo di litigare con la moglie: «Sono sempre stata amica con Kubrick – racconta la signora Jeanette -, anche quando chiamava mio marito e io gli rispondevo che non poteva andare perchè aveva da fare con me». L’immagine di Kubrick che si piega alle esigenze di una madre di famiglia basterebbe da sola a rendere imperdibile il racconto. Ma non è tutto.
Il meglio viene quando Emilio parla di «Jack» (Nicholson), un attore immenso che però, anche in auto, non rinunciava alle sue intemperanze, donne e droga a volontà: «Bravissimo, ma con un carattere difficile, non lo sopportavo... Un giorno dissi a Stanley che non lo avrei più accompagnato, gli spiegai il perché, e lui si scusò».
Un’altra volta era capitato che Kubrick chiedesse a D’Alessandro quale interprete vedesse adatto per Shining: «Risposi Charles Bronson, poi sul set vidi quello che Jack era capace di fare, e mi pentii». Nel 1999, durante le riprese di Eyes Wide Shut, Kubrick fece recitare Emilio in un cameo, diede il suo nome al bar dove entra Tom Cruise, assunse moglie e figlia come comparse.
Un viaggio bellissimo
Per Alex Infascelli S is for Stanley (prodotto da Kinethica e Lock And Valentine e basato sul libro Stanley Kubrick e Me di Filippo Ulivieri, edito dal Saggiatore) è stato un «viaggio bellissimo, che mi ha avvicinato alla personalità incredibile di due uomini». Il miracolo del film, conteso da case di distribuzione nazionali e internazionali che vogliono assicurarsene i diritti, è proprio nella sua qualità umana. Divi celeberrimi e film che hanno fatto la storia del cinema finiscono sullo sfondo, in primo piano ci sono Stanley, Emilio, le loro compagne, le loro esistenze cementate dalla fiducia e dalla stima: «Con Christiane Kubrick e con la figlia siamo rimasti in contatto, ci sentiamo come prima, nel maggio scorso siamo andati a Londra, per festeggiare i 35 anni dalle riprese di Shining. Ci ha fatto impressione vedere che gli studi dove è stato girato sono stati rimpiazzati da un supermercato».