Corriere della Sera, 22 settembre 2015
Dopo la prima settimana di Buona scuola e 38mila insegnanti assunti, nelle classi d’Italia le cose vanno tutt’altro che bene. Ci sono scuole dove su otto ore di lezione, gli studenti ne fanno ancora solo quattro. Dove i presidi stanno scoprendo solo ora che chi doveva arrivare si vedrà tra un anno. Dove chi c’è può coprire i buchi di chi non c’è. E dove chi arriverà potrebbe insegnare una materia non sua
Ci sono scuole dove su otto ore di lezione, gli studenti ne fanno ancora solo quattro. Dove i presidi stanno scoprendo solo ora che chi doveva arrivare si vedrà tra un anno. Dove chi c’è può coprire i buchi di chi non c’è. E dove chi arriverà potrebbe insegnare una materia non sua. Dopo la prima settimana di Buona scuola e 38mila insegnanti assunti, nelle classi d’Italia le cose vanno tutt’altro che bene. «C’è il caos» gridano alcuni sindacati: «Le rassicurazioni del ministero dell’Istruzione sul regolare avvio dell’anno scolastico stridono con la realtà vissuta nella maggior parte delle scuole, soprattutto nelle superiori, dove molte cattedre ancora scoperte costringono a ridurre le ore di lezione» (Gilda insegnanti). Il Miur tranquillizza: «Nessun caos, si stanno completando le assegnazioni e c’è una normale fase di assestamento, tra due settimane tutto sarà a posto».
Però i disagi ci sono. Soprattutto negli istituti del Nord, dove dovevano arrivare (dal Sud) finalmente i professori definitivi: invece le cattedre sono rimaste senza insegnante «costringendo i dirigenti a ridurre le ore di lezione». L’Anief parla di «inizio di anno scolastico caotico e all’insegna del balletto delle cattedre». Il problema è che degli 8.532 professori appena assunti nella fase B del piano di immissioni della Buona scuola, quasi 7mila hanno scelto di restare a fare i supplenti vicino casa ancora per quest’anno, come prevede la legge. E gli uffici scolastici regionali lo hanno scoperto a scuola iniziata. La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha assicurato che sulle supplenze «il fenomeno dell’instabilità dei primi tempi è stato enormemente ridotto», che il numero dei supplenti è calato rispetto allo scorso anno («l’incidenza è del 10% su circa 800mila insegnanti») e «l’anno prossimo sarà dimezzato».
Ma tra due settimane le cose potrebbero complicarsi ancora. Perché da ieri è partita la fase C della riforma: in ballo quasi 49mila posti (48.812) più oltre 6mila (6.446) per il sostegno che le scuole potranno avere per potenziare alcune materie definite nel piano di offerta formativa (il Pof). La scelta va fatta tra il 10 e il 15 di ottobre sempre tra i professori presenti nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) e tra i vincitori e gli idonei del concorso 2012. Minimo tre preferenze in base ai «campi di potenziamento»: se si vuole rafforzare la matematica, ad esempio, si dovrà cercare il prof adatto nel «potenziamento scientifico». Ma qui potrebbero esserci nuovi problemi. Perché nelle Gae non ci sono più prof di matematica, tanto che nella fase B quei posti sono rimasti vuoti e oggi servono i supplenti (che però devono ancora arrivare, «chiamano anche docenti senza esperienza pur di coprire i buchi», dice Antonio Antoniazzo, Gilda). Lo stesso è successo per materie come laboratorio, spagnolo, sostegno: il cervellone del Miur non li ha trovati e solo il concorso del 2016 assegnerà quelle 30mila cattedre. Nel frattempo che succede? «Che – spiega un preside – se io voglio potenziare la matematica, mi daranno un prof di geografia astronomica, stesso campo di potenziamento ma non stessa materia».
Non solo. Se una maestra elementare nella fase C viene assegnata a un istituto comprensivo, potrebbe finire a fare la supplente alle medie. La Uil scuola chiede che «le finalità pedagogico-didattiche non siano subordinate alle assenze del personale da sostituire più o meno saltuariamente» e per il segretario Pino Turi, «lì ci sarà il caos vero, con molte ingiustizie: precari meno qualificati assunti vicino casa e docenti dell’organico dell’autonomia messi a fare i supplenti».
Entro il 22 ottobre, gli uffici regionali assegneranno i posti alle scuole. Poi dal 12 al 20 novembre i 55 mila precari della fase C conosceranno il proprio destino. Ma, anche questa volta, non è detto che tutti avranno un posto.