3 giugno 2012
Tags : Flavio Tosi
Biografia di Flavio Tosi
• Verona 18 giugno 1969. Politico. Della Lega. Sindaco di Verona (dal 2007, eletto al primo turno con il doppio dei voti di Paolo Zanotto, primo cittadino uscente; rieletto nel 2012 ancora al primo turno con il 57 per cento dei voti). Dal giugno 2012 segretario nazionale della Liga Veneta.
• «Famiglia della piccola borghesia cittadina, padre impiegato alla Mondadori, nonno carabiniere e madre casalinga che è la prima a scoprire la Lega e a propagandarla in casa, il giovane Flavio non si è mai staccato da Verona. Fa il pendolare quando, dopo il liceo classico, frequenta per un biennio Ingegneria a Brescia. Fa su e giù con Venezia quando nel 2000 viene eletto consigliere regionale. Non smette di vivere come un fuori sede neanche quando, nel 2005, un successo elettorale clamoroso (è il candidato veneto più votato) gli consente di sedersi sulla ricca e potente poltrona della Sanità regionale. Ogni sera non può fare a meno di tornare da Venezia e passare qualche ora al bar di periferia in cui tiene da sempre una specie di ufficio, riceve gente, fa riunioni e tasta il polso alla sua città» (Stefania Rossini).
• Non porta mai la cravatta, se non sui manifesti elettorali, dice. «Quando era consigliere comunale si presentò con una tigre al guinzaglio (“ma era solo per fare pubblicità al circo padano!”). Una sua simpatica proposta finì sul Wall Street Journal: “In una sorta di ritorno alla segregazione stile Alabama di un tempo, un politico italiano ha chiesto di creare entrate separate sui bus per gli extracomunitari e per gli autoctoni, rispettosi della legge e bianchi” (“volevo solo che gli immigrati entrassero dalla porta anteriore per controllare più facilmente i loro biglietti!”)» (Aldo Cazzullo).
• Da primo cittadino ha sfornato provvedimenti a raffica, «dalla chiusura dei campi rom, al divieto di bivacchi in centro, alla lotta contro l’accattonaggio, fino al no smoking nei parchi pubblici e alle contravvenzioni per i clienti delle prostitute» (Corriere della Sera). Multa salata per questi ultimi: «Cinquecento euro, altro che i 36 previsti prima per intralcio alla circolazione». Sua anche l’idea delle panchine con i braccioli centrali, «così la vergogna di gente che ci dorme l’abbiamo eliminata».
• «Lo stile politico di Tosi, ospite abituale dei talk show televisivi, è noto: identità veneto-padana senza però esagerare; parole chiare e frasi che sembrano dettate dal sano buon senso di una volta; populismo ragionevole, senza gli estremismi vergognosi alla Calderoli o i giudizi sprezzanti sulla ministra Kyenge di certi esponenti della Lega, dai quali Tosi però piglia accorta distanza. D’altra parte Tosi si definisce moderato: “Se vuol dire non estremista, allora io sono moderato, in realtà la gente vuole concretezza, e io sono un moderato che bada ad essere concreto”» (Leonardo Coen) [Ven 6/9/2013].
• «L’ospite che più l’ha messa in difficoltà? “Il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Mi ha sotterrato. Mai avere la puzza sotto al naso”» (Gad Lerner ad Andrea Scanzi).
• Nel marzo 2011, è risultato essere il sindaco più amato d’Italia secondo l’indagine di “Monitor Città”, a pari merito con Matteo Renzi, sindaco di Firenze: «Tra noi c’è un’indubbia affinità: siamo entrambi sindaci e questo ti porta ad avere più concretezza e meno ideologia per affrontare i problemi. Un sindaco benvoluto è votato dall’elettore di destra e da quello di sinistra. Questo sconvolge certi equilibri di partito. E chi, come noi, è abituato a stare tra la gente, sa quanto il sistema dei partiti sia detestato: i cittadini vogliono l’elezione diretta, vogliono cioè poter scegliere il loro candidato e non subire quello imposto dalle segreterie» (a Leonardo Coen).
• In occasioni delle comunali del 2012 ebbe delle divergenze con Bossi e decise di presentarsi con una lista civica “personale”. «Ha dalla sua la classifica dei sindaci più popolari, sempre nei primi tre posti in questi cinque anni. E poi, ecco la lite con Bossi, corre con l’appoggio di sei liste civiche che hanno svuotato il Pdl. “L’unico modo per essere sicuri di vincere”. Perché per Tosi, come per Maroni, la Lega deve smettere di vivere tra Pontida e sogni di secessione. Se vuole governare deve puntare sui sindaci e reinventarsi “Sindacato del Nord”. Per fermare Tosi un Umberto Bossi malconsigliato le aveva provate tutte. L’agosto scorso (2011 – ndr) aveva mandato avanti il fido Roberto Calderoli con l’imposizione del silenzio: “Parli solo da Sindaco, e non di politica”. Poi gli aveva dato dello “stronzo”, “uno che ha fatto entrare i fascisti nelle nostre sedi e vuole spaccare la Lega”. No e poi no alle liste civiche di appoggio. Fino alla resa (…) Anche perché Tosi aveva minacciato di andarsene» (Giovanni Cerruti) [Sta 3/4/2012].
• «Dicono i nemici che è un leghista-democristiano. “È vero”, ride Flavio Tosi, “Mica è un’offesa. Del resto la Dc, a parte
le degenerazioni finali, fece grandi l’Italia e il Veneto”. (…) Dopo aver esordito come “un urlatore” così irruento da guadagnarsi una condanna per istigazione all’odio razziale, ha via via allargato le prospettive. Ha sdoganato sì il camerata Andrea Miglioranzi, che per aver definito la parola fascista “un termine a me molto caro” e aver fatto parte del gruppo “Gesta Bellica” è stato ribattezzato sul web col nome di “Andrea Miglior-nazi”. Ma ha anche spiegato al Foglio che avrebbe votato per Obama e che “un buon leghista dovrebbe considerare fonte di ispirazione” anche “molti soggetti appartenenti alla storia della sinistra. Penso per esempio a quello che credo sia stato uno dei più grandi e lungimiranti esempi di leadership carismatica del nostro paese, Enrico Berlinguer”. (…)» (Gian Antonio Stella) [Cds 3/5/2012].
• Candidato alle elezioni europee del maggio 2014 ed eletto al secondo posto, si dimise per continuare a fare il sindaco, affermando che la sua era una candidatura di servizio.
• Stefano Lorenzetto gli ha dedicato il libro-intervista La versione di Tosi. Intervista con il leghista eretico (Marsilio 2012).
• Compare nella parte finale del video di Max Pezzali, L’universo tranne noi.
• È mancino. Da bambino sognava di fare l’inventore: «Ho ancora un album con i disegni a matita delle più strampalate macchine a vapore. Fra l’altro scrivevo a rovescio». Scrittura speculare. Come Leonardo da Vinci. «Sì, ma mica lo sapevo che Leonardo da Vinci scriveva così. A me era venuto naturale fin dall’inizio. Poi mi sono corretto. Ho cominciato a scrivere a 4 anni. M’insegnò mia sorella Barbara, che frequentava la prima elementare. A 5 sapevo già leggere» (intervistato da Stefano Lorenzetto).
• È stato sposato con Stefania Villanova, ex impiegata della Regione. Poi paparazzato al mare con la senatrice della Lega Patrizia Bisinella.