25 maggio 2012
La Morte di Walter Tobagi
Sette, venerdì 25 maggio 2012
28 maggio 1980 Walter Tobagi, 33 anni, inviato del Corriere della Sera, sposato con Mariastella Oliviero, due figli, Luca (7 anni) e Benedetta (3 anni), la mattina del 28 maggio 1980 era uscito di casa a piedi per ritirare la sua vecchia Mini Morris in un garage poco distante e stava camminando sul marciapiede quando, arrivato all’ingresso della trattoria «Dai Gemelli», fu colpito alle spalle da cinque proiettili che lo raggiunsero sotto l’orecchio sinistro, alla schiena, alla spalle, alle gambe. Alle 11.15 in via Salaino, Milano.
Sparatore Lo sparatore, secondo i testimoni dell’epoca alto poco più di un metro e settanta, molto giovane, berretta blu da sciatore calata sulla fronte, si chiama Marco Barbone, ha 22 anni, è figlio di un dirigente Rcs e, si scoprirà in seguito, fa parte delle Brigate 28 marzo, gruppo rivoluzionario appena nato che vuole accreditarsi presso le Br. Era appostato dietro una delle siepi che delimitano l’area esterna della trattoria.
Rivendicazione «Ascolti bene, sono un militante della Brigata 28 marzo. Stamane abbiamo giustiziato il terrorista di Stato Walter Tobagi. Continua la campagna contro la stampa di regime. Seguirà un comunicato» (telefonata a Repubblica alle 12.54 del 28 maggio).
Fracchia La Brigata 28 marzo, il cui nome richiama all’uccisione di quattro brigatisti nel covo di via Fracchia, a Genova.
Morandini Tra i membri della Brigata 28 marzo anche Paolo Morandini, figlio del critico Morando Morandini, giornalista del Giorno.
Volantino Il volantino di rivendicazione, zeppo di riferimenti al Corriere e al sindacato, tanto precisi da far pensare a un suggeritore dall’interno.
Sindacato Tobagi (di formazione socialista e cattolica), che aveva fondato una corrente sindacale, Stampa democratica, per rompere l’egemonia di Rinnovamento (comunisti e democristiani), ed era poi stato eletto presidente del sindacato lombardo dei giornalisti.
Mandanti «Sono qui dentro! I mandanti sono qui dentro!» (il direttore del Corriere della Sera Franco Di Bella il giorno dell’omicidio).
Processo Il processo alla Brigata 28 marzo: 102 udienze in nove mesi (dal 1 marzo 1983 al 28 novembre dello stesso anno).
Condanne Barbone e Morandini, reo confessi, condannati dopo 28 giorni di camera di consiglio a 8 anni e nove mesi con la libertà provvisoria.
Risarcimento Il risarcimento alla vedova Tobagi: cento milioni dallo Stato e l’assicurazione sulla vita che il Corriere gli stipulò due mesi prima l’assassinio. A Barbone la famiglia chiese una cifra simbolica (risultava nullatenente), ma lui rifiutò di pagarla per non danneggiare i figli.
Stella Stella Tobagi, che quella mattina era uscita con la figlioletta Benedetta per comperare una torta di verdure, tornando a casa aveva sentito le sirene, si era subito precipitata su via Salaino e lì aveva visto un agente con in mano il tesserino da giornalista del marito.
Franco Giordano Solo uno della Brigata 28 marzo, era il 1993, chiese di incontrare la famiglia Tobagi: ”Franco Giordano, che s’era fatta tutta la galera, era impegnato nel sociale, aveva una famiglia, aveva fatto un percorso di riabilitazione. Venne a chiederci perdono, e capisco ne avesse bisogno. Ma per me fu ugualmente difficile, molto difficile: una cosa devastante”» (Benedetta Tobagi, Come mi batte forte il cuore, Einaudi, 304 pagine, 19 euro).
1980 Nel 1980 furono ammazzati dalle Br: Vittorio Bachelet (12 febbraio), Nicola Giacumbi (16 marzo), Girolamo Minervini (18 marzo), Guido Galli (19 marzo), Mario Amato (23 giugno), Enrico Galvaligi (31 dicembre), una quarantina tra agenti di polizia, carabinieri, dirigenti industriali, professori, un cuoco, un tipografo, medici, ingegneri, guardie carcerarie. Ci fu poi la strage di Bologna.
Appello «Noi giornalisti tutte le volte ripetiamo lo stesso appello, poi le cose vanno avanti come prima e stiamo a vedere a chi toccherà la prossima volta» (Walter Tobagi, la sera prima di essere ammazzato, a un dibattito presso il circolo della Stampa di Milano. Qualche giorno prima le Br avevano gambizzato Guido Passalacqua, caposervizio di Repubblica).
Lucrezia Dell’Arti