2 febbraio 2008
Il matrimonio di Nicolas Sarkozy e Carla Bruni
Tratto da Il giorno più bello, Rizzoli, Milano, 2008 pp. 277, € 17,50
Non c’è neppure un fotografo, neanche uno, e i giornalisti sono stati accuratamente depistati. Dopo falsi annunci e vere smentite, isterismi e finte lune di miele, il grande giorno è arrivato. L’unico segnale è un’enorme alzata di orchidee bianche e di candide rose che due gendarmi stanno portando al primo piano. «Prometti di non promettermi niente», cantava roca e flautata Carla Bruni nel suo ultimo album. Oggi invece volano promesse serie, specie da parte di una donna che si è sempre dichiarata allergica al matrimonio: «C’è qualcosa di bugiardo in questo impegno».
Ma in poche settimane è cambiato tutto: «Sarò sua moglie fino alla morte. Io sono di cultura italiana e non mi piacerebbe divorziare», ha confidato Carlà. Una cerimonia-lampo: dura poco più di dieci minuti, con rito celebrato a domicilio. Il sindaco dell’ottavo arrondissement si presenta all’Eliseo con i documenti chiusi in una valigetta e la fascia tricolore piegata sottobraccio. Anche lui, come gli invitati, è passato da un ingresso secondario, la Grille du Coq, sull’avenue Gabriel.
Nella sala verde affacciata sul giardino, al primo piano, tutti aspettano il presidente, blindato nel suo studio con il ministro degli esteri. Dal Ciad arrivano notizie preoccupanti: duemila ribelli hanno fatto irruzione nella capitale e sono impegnati in combattimenti con le forze governative. Alle undici in punto Sarkozy chiude la riunione con l’unità li crisi, si alza, saluta e si va a sposare.
Appare «molto concentrato, commosso e di una calma assoluta»: così lo descrive il sindaco François Lebel, che non perde tempo a fare discorsi ufficiali e si limita a leggere a voce alta la formula di rito. Lei, l’ex di Mick Jagger, di Eric Clapton, di Kevin Costner, di Laurent Fabius, di Donald Trump, di Vincent Perez, di Arno Klarsfeld, dei due Enthoven padre e figlio, non ha in mano un bouquet, non ha il velo in testa e non è vestita da sposa: ma è bella e più elegante che su una passerella di alta moda.
Al bianco, anche se è una madre nubile, comunque non ha voluto rinunciare. Indossa un abito al ginocchio disegnato da Jean-Paul Gaultier per Hermès, molto perbene, molto jolie dame, senza maniche, con una piccola balza blu notte che corre lungo l’orlo e una profonda, inattesa scollatura a V sulla schiena. Tacchi bassi, per non far sfigurare il presidente, che è in scuro con una cravatta made in Italy. Prima di pronunciare il suo sì, si volta un attimo a cercare lo sguardo della madre e le sorride. Ha un viso liscio da pubblicità dell’antirughe e gli occhi scintillanti: sembrano addirittura non truccati.
La luce è bellissima. Fa freddo ma è una magnifica giornata di sole, peccato che Aurélien, 6 anni, il bambino di Carla Bruni e Raphaël Enthoven, non sia potuto venire, ufficialmente perché è a letto con l’influenza. Sobrietà e discrezione hanno preteso e ottenuto gli sposi, per un rito in cui semplicità e grandeur sembrano per una volta potersi conciliare. Dopo essersi messi in mostra fino a inflazionarsi, dopo avere esibito il loro amore da telenovela senza pudore, fotografati ovunque, discussi, chiacchierati, onnipresenti e troppo espansivi, il presidente conservatore e la topmodel schierata a sinistra si sposano in un clima da congiurati.
Come mai tanta segretezza? «Perché tutto quello che non è nascosto viene considerato messo in scena», spiega Carla Bruni. Deve avere imparato la lezione. Meglio non esporsi, meglio non sfoggiare passione e felicita. È dai tempi di Caterina de’ Medici che a Parigi un’italiana non saliva così in alto. Quanto a Sarkozy, divorzio a ottobre, colpo di fulmine a fine novembre, matrimonio all’inizio di febbraio. Nozze di corsa, quasi di nascosto, a sorpresa, e chissà che non servano a risalire nei sondaggi. I consiglieri dell’Eliseo premevano: ragioni di protocollo, e anche di opportunità politica.
Lui, 53 anni e da nove mesi alla guida della Francia, è al terzo matrimonio; come Napoleone I e come Napoleone III si sposa durante l’esercizio del potere. Lei, 40 anni compiuti l’antivigilia di natale, collezionista di uomini ricchi & famosi, è solo alle prime nozze, una debuttante assoluta.
Sembra sia stato lui a insistere per regolarizzare. Lo racconta la madre di Carla Bruni, la pianista Marisa Borini, suocera di Francia, con gli occhi che le brillano per la felicità: «Nicolas è uno che ha fretta, corre, corre sempre, non perde tempo. Ed è pazzo di lei. La prima volta che ci siamo incontrati mi ha detto: due minuti dopo avere conosciuto sua figlia ho capito che è la donna della mia vita».
Sarà vero che otto giorni fa Sarkozy ha spedito all’ex moglie Cecilia un sms con scritto: «Se torni annullo tutto?». Fanta-gossip. È vero però che ha regalato a tutte e due lo stesso identico anello a cuore modello «Cupido».
Nel palazzo in cui la signora De Gaulle aveva messo al bando i divorziati oggi si respira aria nuova. Dopo lo scambio degli anelli, gli sposi si danno un rapido bacio. È un po’ imbarazzato il sindaco quando consegna alla coppia il libretto di famiglia dicendo: «Noterete che ha nove pagine per inserire i certificati di battesimo dei vostri bambini». Sarkozy e Carla Bruni si guardano teneramente e sorridono. «Al suo fianco mi sembra che non potrà mai accadermi nulla di male», ha confidato lei. «Nicolas è coraggioso per due, molto protettivo, molto paterno, non è un uomo convenzionale, ed è incorruttibile».
Lo sposo è astemio e brinda con succo d’arancia: è stato il primo presidente a divorziare durante il mandato ed è il primo, nella Quinta Repubblica, a sposarsi all’Eliseo. Gli si stringono attorno amici, parenti, testimoni, in tutto venticinque persone, per gli auguri e le congratulazioni. In alto i calici con le spremute.
Ci sono i figli grandi di lui, nati dal primo matrimonio, ma non il minore, quello di Cécilia. C’è la sua vecchia mamma ottantenne, che qualche settimana fa si è lasciata sfuggire la frase: «Spero proprio che Nicolas non si sposi più, ne ho abbastanza di mogli». C’è il fratello maggiore. E poi tutto il clan Bruni Tedeschi, che in Francia hanno definito «felliniano». La sorella-regista di Carla, Valeria, che ha regalato agli sposi una pregiatissima Bibbia illustrata da Gustave Doré. Maurizio Remmert, arrivato appositamente dal Sudamerica, padre biologico della nuova première dame, per anni amante segreto di sua madre, con la nuova moglie brasiliana e la figlia Consuelo, sorellastra di Carla. Isabelle, la cognata, vedova di Virginio Bruni, morto di leucemia. E poi i testimoni: per lei le due amiche più care, Marine Delterme, attrice, e Farida Khelfa, mannequin. Per lui Nicolas Bazire, già capo di gabinetto di Edouard Balladur, oggi al vertice del polo del lusso Lvmh, e - sorpresa! - Mathilde Agostinelli, responsabile della comunicazione di Prada a Parigi. Ma non era la migliore amica di Cécilia, la moglie uscente di Sarkozy? Ora non più: «Come succede sempre quando gli amici divorziano, si sceglie di continuare a frequentare solo uno di loro. Io e mio marito abbiamo scelto Nicolas, perché fra i due è la persona che abbiamo sentito più vicina».
I primi auguri ufficiali sono quelli di Bernadette Chirac, in diretta radio: «Spero per la Francia che saranno felici. È una vita dura, sono certa che si completeranno a vicenda». Ma secondo gli astrologi non durerà: acquario ascendente vergine lui, capricorno ascendente cancro lei, hanno davanti a sé un anno di passione infuocata ma dopo sarà rupture, è scritto nel loro quadro astrale. Il banchetto di nozze, stasera, è alla Lanterne, il settecentesco padiglione di caccia nella reggia di Versailles, dove il re Sole offriva le sue memorabili feste e dove il presidente si accinge a trascorrere la prima notte di nozze. La luna di miele è da
Guinness dei primati: dura appena venti minuti, una passeggiata romantica nel parco.
Madame Sarkozy sembra perfettamente a suo agio nel nuovo ruolo di first lady, più pacata, più pensierosa. «Farò deI mio meglio», promette. «Il mio lavoro, quello di cantautrice, è una carezza, ma il suo è un pugno nello stomaco». Nonostante i buoni propositi, si continua a parlare di Iei come di una mina vagante all’Eliseo; per esempio le si rinfacciano i troppi centimetri di pelle esposti in tante foto d’autore. Ma qual è il problema? Carlita, come la chiama il marito, è sempre chic e sa indossare il nudo come fosse un capo haute couture, Carlita ama definire il suo seno «bello perché piccolo» e il suo fondoschiena «molto moderno». A Sarkozy, come regalo di fidanzamento, ha dedicato una canzone che ha messo in qualche imbarazzo l’entourage del presidente, a cominciare dal titolo, Ma come, «la mia droga».
E poi la questione dell’infedeltà. Da Disneyland Carla sale oggi all’Eliseo sperando che certe dichiarazioni programmatiche cadano nel dimenticatoio. Uomo di destra, Sarkozy non può certo esserne lusingato. Sempre e comunque Carla Bruni si è scagliata contro l’istituto del matrimonio. Nata ricca, e dunque indipendente, oltre che fortunata & bellissima, non ha mai dovuto o voluto cedere l’esclusiva: non ne aveva bisogno. Anzi, per la verità, la cosa le è sempre parsa contro natura. Lei, gioiosamente, preferiva proclamarsi poligama: «Non ho mai capito perché siamo obbligati ad accoppiarci con una sola persona alla volta, in questa vita piccolina che viviamo, e che scivola via veloce, che ansia!».
Già, che ansia. La fedeltà non le viene spontanea, è una noia mortale, perché sforzarsi? «Non è una cosa da chiedere, né da offrire, né da sollecitare, né da imporre». Sembra di sentire in sottofondo Fiorello che le fa il verso: quelle vulgarité! Fiera del suo robusto appetito sessuale, ha confidato: «Sono una domatrice di uomini, una gatta, un’italiana». Il tipo libertino, un Don Giovanni in gonnella, che non perde tempo in sentimentalismi melensi: «Preferisco fare l’amore che essere innamorata». Anche Carla è una che si stufa velocemente: «Il desiderio brucia in due o tre settimane».
Il suo atteggiamento è sempre stato predatorio, in fondo maschile; quello che conta è la conquista: «Mi è capitato di non avere più interesse in un uomo a partire dal momento in cui l’avevo sedotto», ha confessato pochi mesi prima che avesse inizio la sua fiaba lampo. No, Carla Bruni non sembra il genere della first lady tradizionale. Inappuntabile e piena di classe, certo, ma libertina, autonoma, trasgressiva, schietta fino a essere sfrontata: «La fedeltà è una pazzia furiosa. Io dico subito: ciao, sono Carla, non sono fedele. Non essere fedele con me perché me ne frego».
Chissà se vale ancora oggi. Lei si è sistematicamente dichiarata favorevole alla coppia aperta, ma senza obbligo di raccontarsi i reciproci tradimenti, come facevano Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir: «Coppia aperta e non diciamoci niente. Mi tocca mentire spesso. Gli uomini prendono l’infedeltà femminile come un affronto». Anche Sarkozy non deve essere stato granché contento quando la sua precedente moglie Cécilia lo ha tradito con un pubblicitario, il tutto documentato dalle fotografie della fuga d’amore a New York: che onta. Presto si sposeranno anche loro.
Niente sotterfugi, niente ipocrisie piccole o grandi. Corteggiata da sciami di uomini impazienti di portarla all’altare, Carla Bruni ha sempre preferito tagliare la corda finché era in tempo, e comunque anteporre a tutto la carriera: «Appena si parla di matrimonio appendo le gambe al collo e scappo».
Inutile fare giuramenti che non si possono mantenere, No promises è anche il titolo del suo secondo album: «Più grandi sono le promesse di fedeltà, più grandi le menzogne. Io trovo più seducente non fare nessuna promessa. Ci piacerebbe molto farne, ma non possiamo perché siamo troppo deboli. È la cruda verità». In fondo il suo personaggio di mangiatrice di uomini, di croqueuse d’hommes – è più elegante dirlo in francese – le è sempre piaciuto, lo ha coltivato con civetteria.
Per la sua bulimia amorosa a Parigi la chiamano Terminator: la prima a usare questo appellativo è stata la moglie di Raphaël Enthoven, che ha addirittura scritto un romanzo-verità, Niente di grave, per vendicarsi di lei e della furia felina con cui le ha soffiato il giovane e fascinoso marito filosofo. La definisce «bella, imperiosa, bionica, con lo sguardo da killer», degna connazionale della perfida Caterina de’ Medici. Ed Eric Clapton, scaricato a favore di Mick Jagger, non ha forse scritto nella sua autobiografia che Carla Bruni è «una donna che devi ringraziare il cielo quando ti lascia?». Ma molti nemici molta gloria: lei, educata al non conformismo e al lusso della libertà, è contenta così.
A ben vedere sposarsi, al di là dell’amore, è anche un modo per sistemarsi: si firma un contratto sperando di fare un buon affare. Non nel caso di Carla Bruni, dato il suo conto in banca, dati i suoi cachet, dato il patrimonio personale stimato in diciannove milioni di euro. Ma poi ha incontrato Sarkozy, da cui promana l’afrodisiaco più irresistibile di tutti: il potere. «Voglio un uomo con il potere nucleare tra le mani», aveva confidato a un’amica. Nucleare nel senso di atomico, deflagrante, totale.
Cos’altro avrebbe potuto farla capitolare? In meno di due mesi e mezzo da quando si sono conosciuti, come nel più romantico dei romanzi d’appendice, sono diventati marito e moglie. Si erano incontrati a fine novembre del 2007 a una piccola cena, otto persone, da Jacques Séguéla, padre della trionfale campagna pubblicitaria con cui Mitterrand, uno che i suoi idilli e la sua famiglia ombra li teneva segreti, espugnò l’Eliseo; lo slogan vincente era: «La forza tranquilla».
Serata musicale, fortemente voluta da Sarkozy, che da solo, fresco di divorzio, all’Eliseo si annoia parecchio. Il colpo di fulmine, se mai c’è stato, li tramortisce immediatamente. A tavola fanno una sorta di gioco di società divertendosi a immaginare «cosa succederebbe se noi due ci mettessimo insieme». Carla cede quasi subito alla corte del presidente, anzi, la incoraggia con impazienza. Si lascia riaccompagnare a casa, e la prima cosa che fa - sono le due del mattino - è telefonare a Séguéla per dirgli: «Ti rendi conto? È proprio strano il tuo amico. Sono già cinque minuti che ci siamo salutati e non mi ha ancora chiamato!». Il giorno dopo sarà inondata da un diluvio di sms.
Lei che si è sempre professata di sinistra e ha sostenuto Ségolène Royal in poche ore si converte e diventa «Sarkocompatibile», secondo un termine coniato da un settimanale femminile. E vive una passione repentina e sfrenata, un vero amour fou che sembra tornare utile a entrambi.
La prima uscita pubblica è a Disneyland Parigi: set anomalo per ufficializzare urbi et orbi una love story così sorprendente. Almeno fosse Asterix, ma Mickey Mouse! Il luogo è giudicato poco rappresentativo dell’immagine di autorevolezza che un presidente della Repubblica è tenuto a proiettare di sé. «Sarkozy ha il diritto di fare giri di giostra con chi vuole, ma dovrebbe dirci soprattutto quando conta di occuparsi delle difficoltà e dei problemi dei francesi», osserva con una punta di acidità Ségolène Royal, la candidata sconfitta. In visita a una fabbrica in fallimento, fra gli operai quasi in lacrime la signora rincara la dose: «Il popolo soffre e il re si diverte».
Intanto, grazie alla soap opera presidenziale, Carla Bruni, così somigliante a Cécilia in fondo, stesso tipo, ma più giovane, più enigmatica, più patinata, assurge al rango di star assoluta. Mai avuto tanta visibilità, tante foto, tante vignette, tante caricature, tante prime pagine, in attesa dell’apoteosi mediatica che il matrimonio le sta fruttando. Una donna-spot, perfetta per la nuova campagna pubblicitaria di un’automobile (che tempismo), nell’eterno binomio donne & motori. Dice lo slogan: «Accende le tue passioni. Per qualcuno esagerata, ma è perfetta per un ego come il tuo». Lei canta Bang bang e lui è il presidente bling bling. Che, quanto a ego, non è secondo a nessuno.
Vacanze di Natale in Egitto, molto romantiche: crociera sul Nilo, mano nella mano fra le piramidi, visita alla Valle dei Re, picnic in feluca. Poi le rovine di Petra, proprio dove Cécilia era fuggita con il suo amante, e finalmente un po’ di mare a Sharm el-Sheikh, come una qualunque coppia borghese che si regala qualche giorno sul Mar Rosso, non fosse per il molesto codazzo di paparazzi. «Non erano che poche ore di vacanza, ma sono durate settimane e mesi in fotografia», sembrerà giustificarsi Carla.
L’8 gennaio, alla conferenza stampa di inizio anno, Nicolas Paul Stéphane Sarkozy de Nagy-Bocsa, ventitreesimo presidente di Francia, conferma ai seicento giornalisti presenti: la relazione con Carla Bruni «è una cosa seria», ci sposeremo ma, lascia intendere, il matrimonio avverrà in segreto: «Lo verrete a sapere a cose fatte».
All’ex premier britannico Tony Blair, qualche giorno più tardi – sono a colazione all’hotel Bristol e Carla si è alzata per andarsi a fumare una sigaretta – sussurra: «Hai visto com’è bella! E in più ha cervello. Questo fa la differenza». Ma il feuilleton fatto di viaggi faraonici su yacht e aerei privati presi con troppa disinvoltura sembra costare caro a Sarkozy l’esuberante, cui brucia ancora l’abbandono inflittogli dalla moglie Cécilia, gesto davvero rivoluzionario da parte di una première dame, specie a inizio mandato.
Così, tra foto di baci ravvicinati ed esotiche gite archeologiche, la sua popolarità nei sondaggi cola a picco, colano a picco la credibilità e la fiducia: un crollo rovinoso, ben tredici punti in un mese, che lo vede precipitare al 41 per cento del gradimento. Tutto in piazza: per gli psicologi le sue ostentate vicende sentimentali sono «indice di forte narcisismo, e della visione del comando come potere assoluto», un atteggiamento «molto maschile di chi è convinto di vincere esibendo la donna più bella». Lo accusano di avere cancellato il confine fra vita privata e vita pubblica. Chi è esattamente Nicolas Sarkozy? si chiedono gli editorialisti dei maggiori quotidiani. È di destra? È di centro? È liberale? È dirigista? È un vero uomo di Stato? O è soltanto un epicureo?
«Libération» lo ha ribattezzato «il presidente bling bling», espressione che indica il rumore di chincaglierie, bigiotteria, catene d’oro indossate da certi cantanti rap: sono bling bling non solo gli abbigliamenti vistosi ma anche certe scelte che fanno chiasso. Jean François Probst, vecchio consigliere di Chirac, gli rinfaccia le sue «facezie maritali», lesive della dignità di un ruolo che molti francesi vorrebbero ancora circondato dalla sacralità, un sacerdozio laico.
Anche il presidente della Corte Costituzionale Jean-Louis Debré, gollista di destra come Sarkozy, esprime i suoi dubbi: «Quando il popolo ci affida una missione, qualunque essa sia, bisogna avere un certo contegno. Bisogna fare attenzione a non dissacrare le funzioni ufficiali». Lo difende soltanto il ministro dell’educazione, Xavier Darcos: «Un presidente innamorato fa bene alla Francia».
.Laura Laurenzi