Maria Teresa Meli, IoDonna 12/11/2016, 12 novembre 2016
LA POLITICA CHE TAGLIA I CAPELLI. MA NON I SOGNI
Loredana De Petris è la presidente del gruppo misto del Senato ed è una delle autrici del recente ricorso al Tar contro il quesito referendario. L’anno prossimo compirà sessant’anni, la maggior parte dei quali trascorsi a fare politica. Ha iniziato in Avanguardia operaia, poi è passata a Democrazia proletaria (dove i suoi avversari interni la chiamavano per scherno Luridona De Petris) e quindi ai Verdi. Vestita di quest’ultima casacca, è stata assessore alle politiche ambientali del Comune di Roma, con Francesco Rutelli sindaco, all’epoca in cui la Capitale funzionava. Ora milita in Sel, con Nicola Fratoianni e compagni. Pur essendo una donna di sinistra che più di sinistra non si può, è anche una fervente cattolica, perciò quando al Senato si discussero le Unioni civili lei era tra quelli che non volevano inserire nella legge le adozioni gay. Su questo punto la pensava proprio come Alfano. De Petris è una grande lavoratrice, da sola ha prodotto ben seimila emendamenti alla riforma costituzionale Boschi. Si è sempre impegnata al massimo, ma dopo la morte del marito, che era un giornalista della Rai, ha triplicato il suo impegno. Non si ferma un attimo e per questo motivo è molto stimata anche dai senatori degli altri partiti: quando la comune battaglia contro il governo lo impone, riesce ad andare d’accordo persino con Maurizio Gasparri. Invece non sopporta Matteo Renzi: lo chiama “il piazzista” e non perde occasione per dire peste e corna di lui.
Donna dalle poche smancerie, ultimamente ha rinunciato al suo unico vezzo, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, ma non al suo sogno: la sinistra al governo. Che è cosa diversa dalla santa alleanza di ex pci capeggiata dall’antireferendario Massimo D’Alema che qualcuno vagheggia. Quella a Loredana non piace affatto.